Mentre il Partito comunista cinese sbandiera riforme senza precedenti la mano lunga dello Stato sulla libertà religiosa resta ancora oppressiva. Da oltre un mese due sacerdoti della Chiesa sotterranea sono in prigione per aver organizzato delle sessioni di catechismo per adulti nella cittadina di Qinyuan, vicino a Baoding (Hebei).
Lo riferisce l’agenzia AsiaNews sottolineando che si tratta di p. Tian Dalong e di un altro sacerdote di cui non si conosce l’identità, entrambi sui 40 anni: sono stati arrestati e portati in isolamento in alcune baracche di proprietà della polizia di Baoding, uno dei centri a maggior concentrazione delle comunità non ufficiali. Quattro fedeli laici, che aiutavano i sacerdoti nella loro opera di catechesi, sono stati costretti a pagare ognuno una multa di 4mila yuan (circa 400 euro), pari a oltre due mesi di salario di un operaio specializzato. Secondo Asia News vi sono almeno 10 sacerdoti in condizioni simili, alcuni perfino condannati al
laogai (campi di lavoro forzato di «riforma attraverso il lavoro») per anni.
È singolare che questi arresti sono avvenuti proprio dopo le riforme annunciate dal Terzo Plenum del Partito comunista cinese. Un paradosso che lo stesso Bernardo Cervellera direttore di AsiaNews non può fare a meno di denunciare: «I media mondiali, imbeccati dalle controllate notizie di Xinhua, hanno elogiato queste possibili riforme, fermandosi soprattutto sull’aspetto economico», tacendo peraltro sulle tante ambiguità. Ma «nel mondo cattolico cinese – spiega Cervellera - ci si domanda se il Plenum porterà più speranza di libertà per i cattolici e per la libertà religiosa in generale».
Sono infatti molti i fedeli soprattutto di Pechino e della Cina centrale a dire che «non è cambiato nulla» e che la situazione è sempre la stessa: sacerdoti sotterranei imprigionati (come i due citati sopra); proibizione di incontri fra i fedeli; spadroneggiare delle associazioni patriottiche. Se a questo si aggiunge la lista dei vescovi scomparsi nelle mani della polizia da anni; il vescovo di Shanghai agli arresti domiciliari; il controllo sugli altri vescovi (anche quelli ufficiali), si comprende la loro conclusione: «Per ora non è cambiato nulla. Bisognerà vedere fra qualche mese se vi è un cambio di politica. In ogni caso, questo dipenderà dall'idea di riforma che la leadership ha in mente: la concentrazione di tutto il potere nelle mani di pochi potrebbe anche peggiorare la situazione».