La Russia ha ammesso che sta inviando
armi insieme agli aiuti umanitari in Siria, ma ha precisato che
non è direttamente impegnata nei combattimenti al fianco
dell'esercito di Bashar al-Assad. Rispondendo alle
preoccupazioni espresse dagli Usa per le notizie di attività
militari russe nel Paese, il ministro degli Esteri ha precisato
che Mosca "non ha preso misure aggiuntive" per rinforzare la
sua presenza militare in Siria.
"Esperti militari russi
lavorano in Siria, aiutano l'esercito siriano ad imparare a
utilizzare le nostre armi", ha confermato Lavrov, ricordando in
Siria "ci sono militari russi da molti anni". Gli aerei che la
Federazione russa ha inviato in Siria, ha aggiunto, "hanno
trasportato aiuti umanitari e materiale militare, come previsto
dai contratti già esistenti".
«Scongiurare uno scenario libico». L'autorevole quotidiano russo
Kommersant ha rivelato che
tra gli armamenti forniti all'esercito siriano ci sono dei
BTR-82A, veicoli corazzati per il trasporto di militari. Se
necessario, ha aggiunto Lavrov, Mosca adotterà misure
aggiuntive, ma nel rispetto del diritto internazionale, perché
"la Russia continuerà ad aiutare Damasco, per prevenire che in
Siria si verifichi uno scenario simile alla Libia". Il portavoce del ministero degli Esteri Maria Zakharova ha affermato che "alla Siria non è stato imposto alcun embargo sulla vendita di armi. Se qualche Paese o gruppo di paesi hanno preso questa decisione, è un problema loro". Il portavoce
del Cremlino, Dmitry Peskov, ha ribadito che "la minaccia
proveniente dallo Stato islamico è evidente. La sola forza in
grado di resistere sono le forze armate siriane".
Al fianco di Damasco. La Russia è
da tempo convinta che Bashar, suo stretto alleato, dovrebbe
essere coinvolto negli sforzi della comunità internazionale
contro il gruppo jihadista. Peskov ha anticipato che il
presidente russo Vladimir Putin parlerà di Siria e di Is nel
suo intervento all'Assemblea generale dell'Onu.
La Nato: preoccupati. Il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, ha
ribadito la "preoccupazione" per le notizie su un aumento della
presenza russa in Siria. "Questo - ha avvertito - non
contribuisce a risolvere il conflitto. Noi sosteniamo gli
sforzi dell'Onu per una soluzione politica in Siria".
Gentiloni: le armi non risolvono la crisi. Il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, ha invitato a
"non ripetere gli errori commessi in passato". "Un conto è
contenere la minaccia terroristica, un conto è immaginare
spedizioni militari che possano risolvere la crisi in Siria con
il rischio di ripetere errori che abbiamo duramente pagato in
altri Paesi", ha spiegato il titolare della Farnesina, con
chiara allusione alla Libia. Gentiloni ha confermato il "no" di
Roma a una Russia che difende militarmente Assad.
Kiev chiude il proprio spazio aereo. L'Ucraina ha chiuso il proprio spazio aereo ai velivoli russi diretti in Siria. Lo ha annunciato il premier ucraino Arseni Iatseniuk in un incontro a Bratislava con il suo omologo slovacco Robert Fico. Lo riferisce l'agenzia Interfax.
Il piano di Londra: 6 mesi di transizione. La Gran Bretagna ha fatto sapere che il suo intervento in Siria prevede un duplice livello: militare, con raid aerei limitati per eliminare "le menti (i vertici) che controllano" Is; diplomatico, per arrivare a un governo di unità nazionale" in cui a "Bashar Assad sarà concesso di di restare presidente per una transizione di massimo 6 mesi".