La questione dell’aborto si è insinuata prepotentemente nella campagna presidenziale americana, sviando il dibattito dall’economia e forzando lo sfidante repubblicano Mitt Romney ad assumere una posizione scomoda. Il candidato presidenziale del Gop (Grand old party) ha infatti preso le distanze dal deputato del suo stesso partito Todd Akin dopo le presunte frasi di quest’ultimo sul cosiddetto «stupro legittimo». Un’espressione pesante, poi smentita dallo stesso Akin. Tanto che Romney ha promesso che, in caso di vittoria, l’aborto resterebbe applicabile per le donne che hanno subito violenza. E il dibattito si riaccenderà sicuramente alla Convention di lunedì a Tampa in Florida, perché Paul Ryan, il legislatore del Wisconsin scelto quale candidato repubblicano alla vicepresidenza, si è più volte schierato con Akin alla Camera su posizioni maggiormente restrittive. A Tanpa infatti, secondo indiscrezioni raccolte dalla
Cnn, la prossima settimana il Gop presenterà una piattaforma che, in tema di aborto, seguirà la linea più rigorosa. Da una bozza ottenuta dal network Usa si legge che il partito «sostiene la vita umana difesa dalla Costituzione e appoggia la legislazione che difende il diritto alla vita del nascituro». Una piattaforma, quindi, che mira a mettere fuori legge l’aborto senza alcuna eccezione e che si oppone al finanziamento federale della «assicurazione sanitaria che comprende la copertura per l’aborto», nonché della ricerca sulle cellule staminali. Approvazione piena, poi, alla legislazione che in alcuni Stati ha già imposto un periodo di “riflessione” e la visione dell’ecografia del feto prima di potersi sottoporsi all’aborto. Un programma che sceglie una linea più a favore della vita di quella del candidato presidenziale Mitt Romney che quindi si trova nella stessa posizione del suo predecessore John McCain. L’allora sfidante repubblicano scelse di aggiungere alla piattaforma del partito la possibilità di aborto in caso di stupro e incesto anche se venne messo in guardia contro quello che effettivamente si rivelò «un suicidio politico».A complicare ulteriormente la situazione il fatto che Akin, il deputato al centro della controversia sullo stupro, è in corsa per il seggio del Missouri alla Camera alta del Congresso ora nelle mani della democratica Claire McCaskill. I suoi commenti rischiano da un lato di danneggiare la campagna, ma anche il suo eventuale ritiro – fortemente chiesto dai vertici del partito – potrebbe far svanire le speranze dell’elefantino a conquistare, il prossimo 6 novembre, il controllo del Senato. L’attenzione sulla questione dell’aborto rimane quindi molto alta in attesa sia della decisione di Akin – che aveva tempo solo fino a ieri sera per ritirare la propria candidatura – che della Convention di Tampa.