Il tempo sembra essersi fermato al binario n.1 della stazione centrale di
Kiev. Yelena, la hostess che mi accompagna alla cuccetta numero 15 mi fa sapere
con orgoglio che presto servirà un te caldo. «Come in Anna Karenina », dico, ma
Yelena non capisce. Sorride. Vuole ricontrollare il biglietto. «Se sbaglio –
accenna in un ruvido inglese – zac!», e si passa l’indice sulla gola, come
fosse una lama.Parte da qui il lungo viaggio verso Sinferopoli,
ca
pitale fino a ieri per noi sconosciuta della Crimea
ed ora epicentro del braccio di ferro fra Vladimir Putin e quello che un tempo
si chiamava «blocco occidentale», in attesa che il referendum di domani strappi
la penisola cara a Togliatti, a Kruscev, alla nomenklatura sovietica alla
sovranità dell’indifesa Ucraina riconsegnandola all’abbraccio consolatorio
della madre Russia.«Ma noi siamo già russi», sorride sornione Viktor,
marinaio sulle navi d’appoggio che fanno manutenzione alle piattaforme
petrolifere in tutto il mondo. Insieme al suo compare
Denis torna a casa dopo mesi di navigazione. Andrete a votare? «Certamente, ma
il risultato è già scritto. La storia l’ha scritto. La Crimea è russa
e russa deve ritornare».Sfilano mute davanti a
noi le piccole e grandi città che l’espresso 040 attraversa nelle quindici ore
di percorso. Mironiska, Zelena, Dnipropetrovsk, Elevatoria. Il grande nulla ucraino, l’immenso granaio d’Europa, un panorama
ancora addormentato nell’ultimo sussulto d’inverno. Sulla mia carrozza i
viaggiatori sono tutti ucraini. Tornano a casa in Crimea, ma non sapremo mai se
sono felici davvero di cambiare bandiera. Prudenti, tacciono, come da decenni
hanno imparati a fare quando hanno a che fare con i russi.A est si
indovinano Kharkiv, un tempo sede dell’industria bellica sovietica e Donetsk,
la capitale carbonifera dove il deposto Janukovich è nato e che ora Putin vorrebbe staccare dall’Ucraina dopo aver annesso
la Crimea. Se focolaio di guerra ci sarà, sarà in questo lembo estremo di
Ucraina che tutto comincerà. A Kiev, che mi sono lasciato alle spalle, si sta
allestendo una milizia di 60mila volontari. Difficile pensare che possano
fermare l’orso russo.«Putin farà quello che deve e lo farà in fretta»,
dice Denis. Finisco per invidiare Sasha, un bimbo biondissimo ed eternamente
meravigliato. È il suo primo viaggio in treno e la carrozza sgangherata e
malsana in cui trascorro ore lente e inquiete ha per
lui il sapore di un’indicibile magia. Cala la notte sul bassopiano dove il Dniepr si torce e si gonfia
come un immane silenzioso anaconda. Yelena si è addormentata nella sua cabina.
Niente più te caldo.Da Sinferopoli giunge voce di perquisizioni
notturne da parte dei miliziani filo-russi. Bloccano i treni, interrogano
tutti i passeggeri. Un pessimo biglietto da visita per chi cerca di entrare in
Crimea. Che peraltro – a Dio piacendo – è quello che stiamo tentando di
fare.