«Sarebbe un cataclisma anche per noi». Non usano mezzi termini i graduati britannici. In una lettera-appello al
Sun,14 ex comandanti delle forze armate paventano i rischi di un’eventuale indipendenza scozzese, che «indebolirebbe fortemente il Regno Unito». Il referendum di oggi agita molti sonni. Nemmeno la data è di buon auspicio. A Bannockburn, 700 anni fa, i ribelli scozzesi trionfarono magistralmente sulle armate inglesi, pur perdendo la guerra d’indipendenza. Oggi tutto potrebbe cambiare. George Zambellas, comandante in capo della Marina, ne è consapevole. «Credo che l’indipendenza muterebbe a fondo la sicurezza marittima del Regno Unito». In Scozia, sono oggi alla fonda 16 navi e sottomarini britannici, più due unità di marines: «È un territorio strategico per la Marina, determinante oggi più che mai», ci confida un alto ufficiale della Royal Navy. Circa 11mila militari sono di stanza nel Paese, in una cinquantina di basi. E nei piani di Londra ne è previsto addirittura il potenziamento, da qui al 2020. Soprattutto a Falsane, base dei 4 sommergibili atomici, e a Coulport, sito di stoccaggio dei missili e delle testate nucleari. Uno studio segreto del ministero della Difesa, tuttora valido, sebbene datato (1963), esclude che nella penisola britannica vi siano alternative valide alle basi scozzesi per il deterrente nucleare. Nemmeno Barrow, dove i sommergibili furono costruiti. Alcuni parlano di un trasferimento poco entusiasmante a Devonport, al costo aggiuntivo di 3 milioni di sterline. Lo certifica il Rusi, in un rapporto recentissimo. Molti esperti sottolineano i rischi per le capacità operative complessive, i rapporti internazionali, il reintegro nella Nato e il tessuto industriale. Molte unità britanniche sarebbero intaccate: senz’altro il 45° commando di Arbroath, il 39° reggimento del genio di Kinloss, i primi tre battaglioni del reggimento reale di Scozia e perfino la Royal Air Force, che perderebbe le basi di Leuchars e Moray. In pratica dovrebbero essere trasferiti non meno di 24 Eurofighter, responsabili della forza di reazione rapida settentrionale, e 36 Tornado. Per non parlare dei siti di ricerca e test dell’isola di Skye, sancta sanctorum delle tecnologie sottomarine, e l’immenso poligono di manovra di Cape Wrath. La Scozia è un terreno d’elezione dell’industria della difesa britannica: perderebbe molte commesse e posti di lavoro (almeno 15mila addetti). L’italiana Selex Es impiega 1.900 unità a Edimburgo, Babock 4.800 a Clyde e Rosyth, Bae 3.600 in 5 città. E già si parla di trasferimenti di fabbriche in caso d’indipendenza, perché Edimburgo avrebbe un bilancio troppo piccolo per soddisfare i fornitori.