Non hai spazio in casa? Puoi sempre offrirti come insegnante di lingua o baby-sitter. Sempre attraverso il sito.
L'iniziativa è nata a Berlino ma si rivolge anche all'Austria e a chiunque intenda farsi avanti. Il sito è anche in inglese e offerte arrivano persino dall'Islanda.Un'analoga organizzazione irlandese, Uplift, in poche ore ha raccolto 6.000 offerte di posti letto per profughi. Anche il cantante Bob Geldof (negli anni 80 legò il suo nome al Live Aid) ha promesso che ospiterà 4 famiglie: 3 nella villa del Kent e una nella sua casa di Londra.L'hashtag #refugeewelcome spopola su Twitter. Qualcuno potrà dire che non serve a molto: lo direbbero anche delle costose campagne istituzionali di sensibilizzazione?Che dire infine della petizione online lanciata da The Independent, il quotidiano britannico che ha lanciato la pietra dello scandalo pubblicando la foto del piccolo siriano? In due giorni sono state raccolte 250.000 adesioni per chiedere al premier Cameron che Londra accetti la sua quota di profughi..
Certamente l'ondata di solidarietà online non trova tutti d'accordo. E molti accusano la Rete di controproducente buonismo, che dà alla società civile, a un individuo o a un gruppo, l'illusione di poter risolvere un problema mondiale. È il caso, nel Regno Unito, del quotidiano The Telegraph, il quale prende atto del fenomeno sia pure per contestarlo. Ecco il video che pubblica sul suo sito.