"È l'evento militare più
serio da metà degli anni '70": non ha esitazioni
il portavoce militare israeliano Arieh Shalicar nel definire la
situazione sulle Alture del Golan occupato, al confine tra
Israele e la Siria. La notte scorsa raid dell'aviazione dello
stato ebraico hanno colpito un campo di addestramento e batterie
di artiglieria in territorio siriano provocando, secondo
Damasco, un morto e sette feriti nei dintorni della cittadina di
Quneitra.
Un'azione in risposta al ferimento, il giorno prima,
di quattro soldati israeliani (uno grave) provocato dallo
scoppio di un ordigno posto sul confine tra le città druse di
Majdal Shams e Massade.
I raid sono stati condannati dal comando
delle forze armate siriane che ha accusato Israele di "mettere
a rischio la sicurezza della regione" e di voler oscurare con
"questa nuova aggressione le ultime vittorie dell'esercito in
particolare dopo la conquista di Yabrud". Israele aveva
ammonito, in precedenza, che "l' escalation di violenza dalla
Siria è inaccettabile".
"Noi attacchiamo chi ci attacca", ha
avvertito il premier Benyamin Netanyahu durante il consiglio dei
ministri. Ed ha spiegato che gli obiettivi colpiti sono
"siriani che non solo hanno favorito, ma anche cooperato agli
attacchi contro le nostre forze". Il capo di stato maggiore
Benny Gantz - che oggi era sul Golan - ha detto chiaro e tondo:
"mi auguro per il loro bene che la finiscano con le
sciocchezze". Né è stato meno assertivo il comandante militare
dell'intera zona che, per una curiosa coincidenza, si chiama
Yair Golan: "si tratta - ha detto ai media - di una situazione
esplosiva. Una scintilla potrebbe scatenare un conflitto, anche
se le due parti non sembrano avere interesse". Golan ha poi
detto che dall'altra parte della frontiera ci sono "200-300
jihadisti che non vedono l'ora di attaccare Israele".
A lungo
confine tranquillo, il Golan sembra ora diventato qualcosa di
diverso: le strade e le zone al ridosso della barriera che
divide i due territori sono fortemente presidiate dall'esercito
israeliano. Più ci si avvicina alla zona cuscinetto e maggiore
diventa la presenza militare: jeep, mezzi blindati, blindati si
spostano lungo la linea di demarcazione. Del resto - ha spiegato
Shalicar - l'allerta nella zona è stata "elevata da tempo",
in pratica dagli ultimi due anni da quando il conflitto interno
siriano si è fatto sempre più feroce.
Non sono poche le mosse
intraprese da Israele per mettere in sicurezza la regione:
"innanzi tutto - ha aggiunto Shalicar - è stata completata la
costruzione della barriera di protezione; poi i riservisti
dell'esercito in servizio nella zona "sono stati sostituiti con
forze regolari". Inoltre - ha proseguito - sono stati
installati "sistemi tecnologici" per impedire eventuali
"infiltrazioni" in territorio israeliano e sono scesi in campo
"unità speciali costantemente in allerta" che prima invece
"non erano state schierate". "L'influenza di affiliati ad
Hezbollah - ha osservato indicando la situazione - si sente".
Da un promontorio vicino il kibbutz di Alonei HaBashan, ad un
passo dalla linea di demarcazione, si può vedere un ampio
tratto di Siria e si possono udire chiaramente i colpi di armi
pesanti che rimbombano nell'intera area.