Domenico Quirico e il cittadino belga Pier Piccinin sono liberi. La notizia della liberazione del giornalista della Stampa, prigioniero per cinque mesi in Siria, è stata data con una nota della presidenza del Consiglio ieri sera. Quirico e Piccinin sono rientrati ieri in Italia atterrando nella notte all'aeroporto di Ciampino dove sono stati accolti dal ministro degli Esteri, Emma Bonino. "È come se fossi stato cinque mesi su Marte. E ho scoperto che i marziani sono molto cattivi", ha detto Quirico secondo quanto riferisce La Stampa.Il giornalista, 62 anni, ha aggiunto di "non essere stato trattato bene" e di "avere avuto paura". "Ci sarà tempo e modo per informarne la pubblica opinione, e ricostruire le fasi del sequestro", "quello che di certo ha agevolato e ci ha premiato è stata una cosa semplice e difficilissima, in un caso delicato come un sequestro di persona in uno scenario devastato e complesso com'è quello siriano: il riserbo", ha affermato Emma Bonino, che ha dato anche un aggiornamento su padre Dall'Oglio, anche lui sequestrato in Siria. "I contatti al momento sono minori e purtroppo anche meno solidificati. Ma la felice soluzione del sequestro di Quirico ci insegna che occorre molto lavoro, e molta determinazione", ha detto il ministro.Quirico è stato sentito questa mattina per tre ore dai magistrati della Procura di Roma che sulla sua vicenda avevano avviato un procedimento ipotizzando il reato di sequestro di persona. Ad ascoltare il giornalista sono stati i pm Giancarlo Capaldo, Sergio Colaiocco e Francesco Scavo. All'interrogatori, che è fino intorno alle 13, erano presenti anche carabinieri del Ros. Ai magistrati ha raccontato: "Siamo stati fermati da due pick-upcon a bordo uomini armati. I primi giorni eravamo bendati: ho avuto paura di essere ucciso. Forse tre gruppi ci hanno 'gestitò".Quirico, accompagnato dalla moglie Giulietta e dal ministro degli Esteri Emma Bonino, prima aveva incontrato a Palazzo Chigi il premier Enrico Letta. All'incontro era presente anche il ministro dell'Interno Angelino Alfano e il direttore della Stampa Mario Calabresi.In un'intervista alla radio Bel Rtl, l'altro ostaggio, Pierre Piccinin, ha raccontato che lui e Quirico hanno cercato di scappare due volte durante la loro prigionia in Siria. Una di queste, dopo due giorni di fuga, sono stati ricatturati e puniti "in maniera molto pesante" per il gesto. Per ben due volte il giornalista "ha subito false esecuzioni con una pistola", ha detto ancora il suo compagno di prigionia. Piccinin ha anche detto di essere certo che l'attacco con i gas non è stato lanciato da Assad. Circostanza negata però da Quirico: "È folle dire che io sappia che non è stato Assad a usare i gas", ha detto il giornalista secondo quanto riferisce il sito della Stampa. Agli stessi magistrati l'inviato di guerra ha spiegato di non avere alcun elemento al riguardo della "paternità" dell'attacco con i gas. Lui e lo storico Pierre Piccinin, con il quale si trovava rinchiuso in una stanza bendato, ignoravano tutto quello che quotidianamente avveniva in Siria, compreso l'attacco con i gas a Damasco. Solo un giorno, approfittando di una porta socchiusa i due ostaggi hanno origliato una conversazione in inglese via Skype tra tre persone che dicevano che l'operazione del gas nei due quartieri di Damasco era stata fatta dai ribelli come provocazione, per indurre l'Occidente a intervenire militarmente.