sabato 9 agosto 2014
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La Caritas italiana ha rilanciato alle 220 Caritas diocesane l’invito del Cardinale Angelo Bagnasco ad accogliere i cristiani perseguitati in fuga dall’Iraq sconvolto dalle milizie dell’isis. «Le diocesi italiane sono da sempre notoriamente disponibili verso gli immigrati – ha dichiarato ieri in un’intervista al Corriere della Sera il presidente della Cei – e lo sforzo diventerà ancora più urgente e doveroso verso i tantissimi fratelli brutalmente perseguitati a causa della loro fede».  L’organismo pastorale ha subito attivato i propri uffici e ha diramato ieri una nota invitando le diocesi italiane a prepararsi alla solidarietà anche nei confronti dei nuovi arrivi. Che, secondo quanto segnalato dalle Caritas libanese e turca, potrebbero essere decine di migliaia in Europa perché Libano e Turchia hanno già accolto molti profughi siriani che presumibilmente da lì si dirigeranno verso l’Ue. La Caritas italiana, in raccordo con la rete internazionale, è in costante contatto con l’organismo fratello in Iraq, che sta assistendo fino a 300mila famiglie sfollate – circa un milione e mezzo di persone – con quella del Libano, che ha iniziato ad accogliere il fiume di famiglie cristiane irachene fuggite da Mosul per raggiungere familiari e amici che vivono nel paese e con Caritas Turchia. La politica di accoglienza delle autorità turche e la relativa sicurezza del Paese stanno infatti favorendo in queste ore l’ingresso di un numero sempre maggiore di rifugiati e la Turchia sta assistendo le famiglie sia al confine con l’Iraq che ad Istanbul. «Abbiamo raccolto con gioia – spiega il direttore della Caritas italiana don Francesco Soddu – l’appello all’accoglienza del Cardinale Bagnasco. Siamo già in contatto con Caritas Iraq e la rete della Caritas internationalis che ci hanno chiesto di partecipare alla corsa della solidarietà ai confini iracheni, dove già nei giorni scorsi si registravano vere e proprie fughe verso Libano e Turchia». Come reagiranno le diocesi italiane? Sono ben collaudate, la Chiesa italiana in questo periodo è molto impegnata ad accogliere i richiedenti asilo, anche se sta soffrendo per il poco coordinamento delle istituzioni. Il cardinale ci spinge molto più in là, ci esorta a fare un passo in più in particolare per i nostri fratelli cristiani, ascoltando anche la richiesta del Papa e dei pastori del luogo che ci hanno domandato di non stare a guardare. Che cosa sta facendo la Caritas irachena? Le strutture della Chiesa sono a disposizione di tutti e gli operatori Caritas hanno intensificato gli sforzi, nonostante lavorino in condizioni di pericolo e incertezza. Per continuare a fornire aiuti avevano rivolto un primo appello alla rete internazionale Caritas per circa 190mila euro lo scorso 31 luglio. Ora siamo di fronte a una emergenza umanitaria. Come interverrà sul campo la Caritas italiana? Al momento è importante il coordinamento con le altre Caritas europee e mediorientali, altrimenti ogni intervento può sembrare sporadico e inopportuno. Attendiamo le loro indicazioni anche per stanziare fondi. Il Papa ha detto che la violenza si vince con la pace... Si vince non costruendo né dando armi, ma portando pane e pace. Sono le parole chiave.
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