Un codice di condotta per regolare il cosiddetto
land grab, l'accaparramento di terre prese in affitto da investitori stranieri e sottratte ai piccoli agricoltori locali. Lo hanno annunciato al vertice mondiale sulla sicurezza alimentare esperti di Fao e Ifad, sottolineando che oggi solo in Africa il fenomeno interessa circa 20 milioni di ettari di terreno. Un business agricolo nato a seguito della crisi alimentare e ambientale, che ha portato gli Stati del Golfo Persico ma anche l'Egitto, la Cina e la Corea del Sud ad affittare migliaia di ettari di terreno in Paesi come l'Etiopia e il Sudan (Paesi con milioni di affamati e la cui sopravvivenza dipende dagli aiuti internazionali) per produrre grano e derrate alimentari da portare a casa. "Il codice parte innanzitutto dalla necessità di individuare linee guida", ha spiegato David Hallam, vicedirettore del dipartimento Commercio e mercati della Fao e responsabile della questione, "per rendere trasparente il processo e convenienti gli investimenti anche ai piccoli agricoltori dei Paesi in via di sviluppo, che oggi si vedono sottrarre le loro terre senza neanche sapere il perchè e capire che cosa stia avvendendo". I tempi, ha sottolineato Hallam, saranno comunque "molto lunghi" e solo tra un anno termineranno le consultazioni -avviate a settembre all'Assemblea Onu- tra agenzie Fao, ong e settore privato. Per Ifad e Fao è inoltre importante definire schemi di 'business' partecipato tra industria e piccoli contadini locali. Un "codice etico" serve e "presto", ha sottolineato il presidente dell'Ifad, Kanayo Nwanze, perchè "gli investimenti stranieri che portano infrastrutture e lavoro sono i benvenuti a patto che non portino via le terre alle comunità locali". Anche il ministro delle Politiche agricole, Luca Zaia, ha accolto con favore la proposta, sottolineando che il codice "è necessario" anche perché "la Cina si sta comprando l'Africa e la sua è una presenza imbarazzante". Più radicale la posizione dei rappresentanti di ong e dei movimenti di contadini, pescatori e popoli indigeni che hanno animato il Forum parallelo della società civile e presentato alla Fao una dichiarazione in cui sottolineano come la sicurezza alimentare sia legata al "diritto all'accesso e al controllo delle terre e delle fonti d'acqua da parte dei piccoli contadini". Il
land grab, ammoniscono le ong, "deve essere fermato".