mercoledì 24 giugno 2009
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«Il mercato delle materie prime a­gricole è viziato dall’azione di pochi gran­di gruppi in grado di con­trollare i flussi commer­ciali e indirettamente so­stenere i prezzi » . È questo Gabriele Canali il « vero problema » secon­do Gabriele Canali, do­cente di Economia dei mercati agroalimentari presso la Smea ( Alta scuo­la in Economia Agro- ali­mentare) dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, sede di Piacenza, già con­sulente di Fao e Banca Mondiale. L’economia stenta a ri­partire, ma le materie pri­me stanno già aumentan­do di prezzo, comprese quelle alimentari. La forte volatilità e incer­tezza sono divenute ormai strutturali. Una tendenza che fra l’altro ci riguarda da vicino, da quando l’Eu­ropa ha fatto cadere le mi­sure di protezione dei suoi mercati. Dopo i valori ele­vati registrati nel 2008 c’è stato un crollo dei prezzi, cui segue oggi un ulterio­re ridimensionamento, questa volta al rialzo. Un rimbalzo. A questo si ag­giunge il legame sempre più forte tra la produzio­ne agricola e il suo utiliz­zo per la realizzazione di biocarburanti. Se il prez­zo del petrolio sale, au­menta la domanda di bio­carburanti. Inoltre, conti­nua a crescere il reddito medio pro- capite di gran parte della popolazione a­siatica. Di conseguenza aumenta la richiesta di carne, con un effetto mol­tiplicatore sull’utilizzo di materie prime agricole co­me la soia e i cereali per l’allevamento. Le ragioni di fondo sono per un ten­denziale aumento della domanda, forse a medio termine più forte di quan­to non sia la possibilità di dare una risposta in ter­mini di offerta. Quanto pesano le specu­lazioni finanziarie? La speculazione finanzia­ria svolge anche un ruolo di previsione dell’anda­mento dei mercati e di tra­sferimento di informazio­ni dei prezzi. Bisogna guardarsi dagli eccessi. Ad esempio, gli operatori pre­vedono che dopo il prezzo del petrolio aumenterà anche la domanda di ma­terie prime agricole, ma si potrebbe anche obiettare che non c’è alcuna corre­lazione con l’attualità. Il vero problema tuttavia è la presenza di grandi oli­gopoli commerciali a li­vello internazionale. I mercati rispondono an­che alle azioni di questi cartelli. Una specie di O­pec delle materie prime a­gricole, con la differenza che l’organizzazione degli Stati petroliferi agisce alla luce del sole. Quello che invece non è evidenziato a sufficienza è che ci sono pochi gruppi internazio­nali in grado di controlla­re i flussi commerciali e quindi di intervenire sui mercati indirettamente, sostenendo i prezzi. Che cosa possono fare i governi per migliorare la trasparenza di questi mercati? È molto difficile interveni­re, poiché ciò richiedereb­be un’azione antitrust a li­vello internazionale. La W­to sarebbe una sede idea­le, se non si trovasse in u­na fase di completo stallo. Un altro tema è il sostegno all’agricoltura nei Paesi in via di sviluppo, un proble­ma troppo a lungo ignora­to. Oppure la creazione di stock di sicurezza negli Stati a rischio. Il fatto è che i governi, complice la cri­si economica, stanno ri­ducendo gli aiuti anziché aumentarli. Se ne parla, ma si fa troppo poco. Alessandro Bonini «I governi, complice la recessione, stanno riducendo gli aiuti anziché aumentarli Si parla dei problemi, ma si fa troppo poco»
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