«Il mercato delle materie prime agricole è viziato dall’azione di pochi grandi gruppi in grado di controllare i flussi commerciali e indirettamente sostenere i prezzi » . È questo Gabriele Canali il « vero problema » secondo Gabriele Canali, docente di Economia dei mercati agroalimentari presso la Smea ( Alta scuola in Economia Agro- alimentare) dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, sede di Piacenza, già consulente di Fao e Banca Mondiale.
L’economia stenta a ripartire, ma le materie prime stanno già aumentando di prezzo, comprese quelle alimentari. La forte volatilità e incertezza sono divenute ormai strutturali. Una tendenza che fra l’altro ci riguarda da vicino, da quando l’Europa ha fatto cadere le misure di protezione dei suoi mercati. Dopo i valori elevati registrati nel 2008 c’è stato un crollo dei prezzi, cui segue oggi un ulteriore ridimensionamento, questa volta al rialzo. Un rimbalzo. A questo si aggiunge il legame sempre più forte tra la produzione agricola e il suo utilizzo per la realizzazione di biocarburanti. Se il prezzo del petrolio sale, aumenta la domanda di biocarburanti. Inoltre, continua a crescere il reddito medio pro- capite di gran parte della popolazione asiatica. Di conseguenza aumenta la richiesta di carne, con un effetto moltiplicatore sull’utilizzo di materie prime agricole come la soia e i cereali per l’allevamento. Le ragioni di fondo sono per un tendenziale aumento della domanda, forse a medio termine più forte di quanto non sia la possibilità di dare una risposta in termini di offerta.
Quanto pesano le speculazioni finanziarie? La speculazione finanziaria svolge anche un ruolo di previsione dell’andamento dei mercati e di trasferimento di informazioni dei prezzi. Bisogna guardarsi dagli eccessi. Ad esempio, gli operatori prevedono che dopo il prezzo del petrolio aumenterà anche la domanda di materie prime agricole, ma si potrebbe anche obiettare che non c’è alcuna correlazione con l’attualità. Il vero problema tuttavia è la presenza di grandi oligopoli commerciali a livello internazionale. I mercati rispondono anche alle azioni di questi cartelli. Una specie di Opec delle materie prime agricole, con la differenza che l’organizzazione degli Stati petroliferi agisce alla luce del sole. Quello che invece non è evidenziato a sufficienza è che ci sono pochi gruppi internazionali in grado di controllare i flussi commerciali e quindi di intervenire sui mercati indirettamente, sostenendo i prezzi.
Che cosa possono fare i governi per migliorare la trasparenza di questi mercati? È molto difficile intervenire, poiché ciò richiederebbe un’azione antitrust a livello internazionale. La Wto sarebbe una sede ideale, se non si trovasse in una fase di completo stallo. Un altro tema è il sostegno all’agricoltura nei Paesi in via di sviluppo, un problema troppo a lungo ignorato. Oppure la creazione di stock di sicurezza negli Stati a rischio. Il fatto è che i governi, complice la crisi economica, stanno riducendo gli aiuti anziché aumentarli. Se ne parla, ma si fa troppo poco. Alessandro Bonini «I governi, complice la recessione, stanno riducendo gli aiuti anziché aumentarli Si parla dei problemi, ma si fa troppo poco»