venerdì 3 settembre 2010
Scoppia un'altra piattaforma petrolifera davanti alle coste della Louisiana. E nel Golfo del Messico torna per un giorno l'incubo "marea nera". Stavolta però, a differenza dell' incidente sulla base della Bp dell'aprile scorso, non ci sono vittime e la Guardia Costiera in tarda serata ha confermato che le fiamme sulla piattaforma sono state spente e che non vi sono perdite di petrolio in mare.
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Torna l’incubo della marea nera, torna alla mente il peggior disastro ecologico nella storia degli Stati Uniti. Perché a questo si è subito pensato ieri quando una nuova esplosione su una piattaforma petrolifera offshore nel Golfo del Messico ha messo Washington in allarme. La deflagrazione non ha per fortuna provocato vittime, ma la nuova chiazza di greggio, seppur contenuta, sembra esserci. Anche se ancora non ci sono informazioni concordi. L’incidente è avvenuto poco dopo le 9 del mattino (ora locale), quando ha preso fuoco una piattaforma gestita dalla compagnia Mariner Energy al largo delle coste della Louisiana. I soccorritori della Guardia costiera sono giunti sul posto circa un’ora dopo, riuscendo a trarre in salvo tutti e tredici i lavoratori che si trovavano sulla struttura e che nel frattempo si erano gettati in acqua con i giubbotti salvagente in attesa di aiuto. Secondo quanto riferito dalla Guardia costiera, uno di loro sarebbe ferito. L’incendio è stato subito posto sotto controllo, ma ancora non è completamente domato. Stando a quanto riferito dal governatore della Louisiana, Bobby Jindal, le fiamme sono però alimentate dal petrolio stoccato sulla piattaforma e non dal flusso proveniente dal fondo del mare. La Guardia costiera ha poi comunicato di aver avvistato una chiazza di greggio. L’impianto si trova a oltre 145 chilometri a sud della Baia di Vermilion, in Louisiana, a ovest del pozzo della British petroleum dove ad aprile un’esplosione sulla piattaforma Deepwater Horizon ha ucciso undici persone dando il via alla peggiore fuoriuscita di petrolio di tutti i tempi, conclusasi solo da poche settimane. Secondo il dipartimento dell’Interno, la piattaforma della Mariner Energy era sotto manutenzione e quindi inattiva quando è esploso l’incendio, come confermato anche dal portavoce della compagnia ai microfoni della tv americana Cnbc. La compagnia ha detto di non conoscere i motivi dell’esplosione nella struttura, che nell’ultima settimana di agosto, a regime, trattava in media 263mila metri cubi di gas e 1.400 barili di greggio e condensato al giorno. La piattaforma non era stata coinvolta dal recente bando dell’Amministrazione Obama sulle trivellazioni in acque profonde, divieto imposto proprio come conseguenza alle polemiche provocate dalla marea nera. Il portavoce della Casa Bianca, Robert Gibbs, ha sottolineato che il governo è pronto ad intervenire nel caso di inquinamento delle acque, basandosi anche sulla grossa esperienza accumulata con la precedente perdita di greggio. Le prime notizie dell’incidente di ieri hanno fatto salire di 40 centesimi il costo del greggio alla borsa mercantile di New York, superando i 75 dollari al barile, perché all’esplosione si sono aggiunti i problemi che l’uragano Earl, in avvicinamento alla Carolina del Nord, porterà alle infrastrutture estrattive della costa. Le azioni della Mariner Energy sono invece scese del 2 per cento dopo le prime notizie dell’esplosione.
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