Il viaggio della pace a pezzi si farà, certo. Le strade del mondo portano al crocevia del Cairo, adesso. Anche il Papa e la Santa Sede combattono una guerra, radicale e razionale, che è questa: «Noi non vogliamo vincere l’odio con più odio, vincere il terrore con più terrore». Un noi che dice l’appartenenza ad un’altra cultura, non quella occidentalista ma quella che si rifiuta di associare terrorismo e religione e non permette che questa via sia un’agenda a disposizione dei terroristi e dei trafficanti d’armi.
Che è anche quella del patriarca copto Tawadros II, sfuggito per un soffio al secondo attacco suicida nell'antica chiesa di Alessandria e di El Tayyb la più alta autorità dell’Islam sunnita di Al-Azhar.
«Questi tentativi vili di colpire persone in pace in luoghi di culto dimostrano che il terrorismo non ha religione» ha detto a caldo Tawadros al premier Sherif Ismail che lo ha chiamato presentandogli le condoglianze per il pesante conto di vittime degli attacchi contro le due chiese copte. «Sono atti che non danneggeranno l’unità di questo popolo e la sua coesione. Gli egiziani sono uniti di fronte al terrorismo fino a quando sarà sradicato», ha ribadito ancora il Papa ortodosso. E la sua vicinanza, che è quella della più numerosa e antica Chiesa cristiana del Medio Oriente, all’Imam e all’istituto di Al-Alzhar non è nascosta, riflette lo stesso pensiero. «Il terrorismo non ha religione, non ha patria, non fa differenza tra un musulmano o un cristiano. Musulmani e cristiani vivono insieme da sempre in Egitto», «quello che è accaduto è stato un attacco che si è macchiato di crimini che Allah rifiuta» ha risposto El Tayyb, condannando le stragi ed esprimendo la sua solidarietà ai fratelli copti.
«Noi come Al-Azhar - ha detto ancora Al Tayyeb - in collaborazione con le istituzioni religiose siamo impegnati a livello locale regionale e internazionale per cercare di promuovere la cultura della convivenza, la rinuncia alla violenza e il terrorismo oltre che lo smantellamento di ideologie estremiste e quei gruppi che chiamano al martirio e Al Takfir. Abbiamo una grande determinazione ad andare avanti per la pace per tutta l’umanità». Due moschee sunnite a Tanta erano ieri nel mirino dei terroristi, la polizia locale è riuscita a disinnescare le bombe collocate nei pressi di un complesso sufi e di un seminario. Che siano nel mirino dei criminali e che non sono parole quelle di El Tayyb, lo dicono anche i fatti accaduti in questo frangente.
Lo dice l’invito che hanno rivolto insieme al Papa, per la sua presenza in Egitto. È qui adesso che si gioca la sfida, non solo delle contraddizioni interne al mondo arabo, non solo della mistificazione delle religioni e delle regie occulte sistematicamente operanti per minare e distruggere la convivenza tra i popoli, sradicare la ragione, negare la coabitazione per perseguire gli interessi degli idolatri del denaro, di «chi fa e commercia armi», come ha ribadito domenica papa Francesco, ma dell’intera civiltà. Mercoledì il cardinale Koch, del Pontifico consiglio dell’unità dei cristiani è partito per il Cairo per preparare il terreno e i discorsi che saranno fatti. Con «grande fermezza e convinzione» Francesco andrà in Egitto «per confermare e aiutare il dialogo e la comunione della vita cristiana». È il crocevia nel quale certo, il Papa non può mancare.