giovedì 19 dicembre 2024
Il dottor Saeed Joudah aveva 67 e aveva rinunciato alla pensione per stare accanto ai suoi pazienti. E' stato colpito mentre andava a visitare. Un a settimana fa aveva perso un figlio
Bimbi feriti all’ospedale Kamal Adwan di Beit Lahiya, nella Striscia

Bimbi feriti all’ospedale Kamal Adwan di Beit Lahiya, nella Striscia - REUTERS

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Era già stato ferito da un drone israeliano qualche settimana fa, al cancello dell’ospedale Kamal Adwan, struttura ripetutamente presa di mira e messa sotto assedio a Beit Lahia nel nord di Gaza. Eppure il dottor Saeed Joudah aveva ripreso a occuparsi dei suoi pazienti, ultimo chirurgo specialista in ortopedia rimasto operativo nella Striscia settentrionale, secondo diverse fonti palestinesi.

«Era andato in pensione sette anni fa. Ma nell’ottobre del 2023, con l’avvio della guerra, a 67 anni era tornato al lavoro nell’ospedale al-Awda. Da lì si era trasferito al Kamal Adwan per seguire i suoi pazienti» ha raccontato ad Avvenire suo fratello, il professore universitario Maher Joudah. «Ha continuato a prestare servizio anche dopo essere stato ferito, e nonostante la perdita di suo figlio Majd, ucciso di recente da un razzo israeliano». Quel lutto, reso ancora più atroce dall’impossibilità di recuperare il corpo del figlio sotto le macerie, è durato solo pochi giorni. Giovedì 12 dicembre, a una settimana dalla perdita di Majd, il dottor Saeed Joudah ha trovato la morte, ucciso da un attacco israeliano mentre raggiungeva un paziente per un consulto.

Lo ha annunciato la direzione del suo ospedale in un video, e lo ha confermato il ministero della Salute palestinese in una nota in cui si precisa che il dottore «si stava dirigendo dall'ospedale Kamal Adwan all’al-Awda» ed «è stato preso di mira (…), colpito direttamente». Sale così a 1.057 il totale dei morti fra il personale medico-sanitario dall’inizio del conflitto, quattordici mesi fa. Nella stessa data del 12 dicembre, il direttore generale dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), Tedros Adhanom Ghebreyesus, in un post su X ha scritto: «Nonostante le terribili condizioni dell’ospedale Kamal Adwan, all’Oms è stato negato tre volte negli ultimi quattro giorni l’accesso all’ospedale per consegnare forniture mediche e carburante, trasferire pazienti critici all’ospedale al-Shifa e dispiegare un team medico di emergenza internazionale. (…) Le ostilità continuano».

Nell’aggiornamento settimanale diffuso il 10 dicembre dall’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (Ocha) si riferiva di come continuassero «a essere segnalati attacchi alle strutture sanitarie in tutta la Striscia, in particolare nel governatorato di Gaza settentrionale. In quattro occasioni tra il 3 e il 7 dicembre, l’ospedale Kamal Adwan di Beit Lahiya (quello appunto del dottor Joudah) sarebbe stato attaccato da fuoco, bombe e proiettili».

Le forze israeliane hanno lanciato un’incursione aerea e terrestre su diverse parti del nord di Gaza all'inizio di ottobre, sostenendo di prendere di mira la rinnovata presenza di Hamas nell’area. «Migliaia di palestinesi stanno affrontando condizioni apocalittiche dopo quasi dieci settimane di assedio», si legge in un altro report Ocha del 13 dicembre. «Dall’intensificazione dell’operazione militare israeliana nel nord, tutti i tentativi delle Nazioni Unite di raggiungere le zone assediate sono stati negati o ostacolati dalle autorità israeliane».

Il dottor Saeed Joudah non aveva voluto lasciare l’area, per continuare a lavorare. «L'ultima conversazione che abbiamo avuto è stata a proposito della volontà di restare con i suoi pazienti in ospedale», ricorda il fratello. «Le sue mani curavano le ferite, il suo cuore offriva conforto» scrive il dottor Mohamed Abu Shawish, anch’egli parte della famiglia del dottor Joudah. «Il suo impegno incrollabile per la comunità era una luce di speranza in mezzo a difficoltà inimmaginabili».

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