giovedì 19 dicembre 2024
Ad Avignone la sentenza del processo che ha scosso il Paese: la donna drogata e abusata per anni. Pene più leggere di quanto richiesto alle decine di complici
Gisèle Pelicot al Tribunale di Avignone

Gisèle Pelicot al Tribunale di Avignone - ANSA

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Durante le udienze, si era spesso detta «distrutta», ma tutti la indicano ormai in Francia come la nuova «portavoce» ed «eroina» della causa delle violenze sessuali contro le donne. Attorniata da giornalisti, Gisèle Pelicot ha accennato persino qualche sorriso, arrivando questa mattina in aula per l’atteso verdetto del cosiddetto "processo degli stupri di Mazan", dal nome del piccolo villaggio del Midi divenuto il teatro dei crimini.

Il principale imputato, Dominique Pelicot, l’ex marito di Gisèle, è stato dichiarato colpevole per gli stupri aggravati commessi drogando la moglie, così come per aver invitato via internet decine di altri uomini a fare lo stesso, filmando poi persino le violenze, lungo una decina d’anni.

Ben 51 imputati uomini sono comparsi in aula, dopo le settimane intense di un processo sconvolgente che ha ricevuto un’attenzione mediatica eccezionale, anche su scala internazionale.

Dominique Pelicot è stato condannato a 20 anni di prigione, la pena massima, per tutti i capi d’accusa. Pene talora superiori ai 10 anni anche per altri imputati, ma nella maggioranza dei casi ben al di sotto di quanto era stato richiesto dall’accusa.

Per questo, il verdetto ha presto suscitato l’indignazione di una parte della folla ammassata attorno al tribunale. Un pubblico giunto talora anche con striscioni, per dire «grazie» a Gisèle. Non solo all’interno del fronte femminista, il messaggio chiave più ripetuto da settimane rimane: «La vergogna deve spostarsi dall’altra parte», ovvero quella degli aggressori.

Cosciente del clima d’attesa nell’opinione pubblica, il presidente della Corte criminale ha spiegato in dettaglio le ragioni delle condanne di tutti gli imputati.

In Francia, nessun processo del genere aveva mai ricevuto una simile attenzione, stimolando fra l’altro pure un dibattito pubblico sulla necessità di definire giuridicamente in modo ancor più preciso e inequivocabile l’insieme dei reati connessi alle violenze sessuali sulle donne.

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