sabato 23 agosto 2014
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Un milione di dollari per aiutare i cristiani e le altre minoranze religiose dell’Iraq costrette a scappare dalle loro case. È il contributo personale che Papa Francesco ha messo a disposizione, attraverso il suo inviato speciale in Iraq cardinale Fernando Filoni. Lo ha detto lo stesso Filoni in una intervista alla Catholic News Agency al rientro dalla sua missione nella regione devastata dalla guerra jihadista. Il cardinale ha anche detto di aver portato con sé un decimo della somma e che «il 75 per cento del denaro è stato consegnato ai cattolici, il restante 25 per cento alla comunità Yazida».Emergono intanto altri particolari sulla telefonata che il Papa ha fatto giovedì sera alla famiglia del reporter americano brutalmente ucciso dai terroristi dell’Isis. Francesco rimasto impressionato dalla fede della madre di James Foley. Il colloquio telefonico, ha riferito alla Radio Vaticana il vicedirettore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Ciro Benedettini, «è avvenuto poco dopo le 20, dopo la cena del Santo Padre». Francesco ha parlato in inglese, adoperando a tratti lo spagnolo. «Il Papae ha voluto dimostrare la sua vicinanza a questa famiglia provata dal dolore – ha detto Benedettini –. In particolare, ha parlato all’inizio con la madre, che è cattolica, e che ha dimostrato una grande fede, che ha in qualche modo impressionato anche il Papa. Ha parlato poi con il padre e con un membro della famiglia». Al termine i familiari di Foley hanno espresso «gratitudine al Papa e grande commozione». I media americani hanno dato molta risonanza alla chiamata con cui Francesco ha voluto testimoniare la sua partecipazione spirituale ai genitori del giornalista.«Il fatto che il Papa stesso abbia chiamato la famiglia per esprimere le sue condoglianze e la sua vicinanza – ha detto il parroco della chiesa frequentata dai Foley – credo sia per loro una consolazione immensa». Del resto la fede della famiglia così duramente colpita nei suoi affetti era emersa chiaramente giovedì, quando John e Diane avevano parlato ai giornalisti radunatisi davanti casa. Non una parola d’odio. Nessuna richiesta di vendetta, solo preghiere: «Sappiamo – aveva detto il padre tra le lacrime – che Jimmy è libero, finalmente libero. E sappiamo che è nelle mani di Dio. Sappiamo come Dio opera, sappiamo che ora è in Cielo». E la madre aveva aggiunto: «Jim confidava nella preghiera, era forte, coraggioso, amorevole fino alla fine e non avrebbe mai voluto che in noi prevalesse l’odio o l’amarezza, mentre avrebbe voluto che continuassimo a pregare perché gli altri ostaggi americani siano risparmiati».
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