Accolto già ieri negativamente dalla delegazione dell'Anp presente a New York e dalla gente comune in Cisgiordania, il discorso di Barack Obama all'Onu è oggetto oggi di nuove polemiche e contestazioni sia da parte della piazza palestinese, sia di di diversi commentatori. A Ramallah un piccolo raduno animato da un migliaio di persone ha dato voce alla delusione di tanti per il rinnovato "no" del presidente degli Usa all'imminente richiesta di ammissione di uno Stato di Palestina all'Onu e per il suo generico appello ai negoziati, privo di riferimenti alle linee di confine internazionalmente riconosciute del 1967. I dimostranti hanno innalzato cartelli su cui si poteva leggere "vergogna al sedicente democratico Obama" o ancora "l'America è la testa del serpente".A Palazzo di Vetro "il presidente Obama ha parlato come avvocato difensore dei coloni", è sbottato da parte sua un portavoce governativo dell'Anp (Autorità nazionale palestinese), additando l'annunciato veto di Washington - e "i 44 che lo hanno preceduto" - come un forma di "complicità con la politica israeliana d'occupazione illegale" dei Territori.Secondo il giornale palestinese Al-Ayyam, le parole di Obama "destano sconforto e collera" in Cisgiordania. Mentre il politologo Hani al-Masri descrive l'intervento del leader della Casa Bianca come "un più chiaro allineamento sulle posizioni di Israele", e un messaggio all'influente comunità ebraico-americana, in vista delle elezioni del 2012. Più distaccata, per quanto prevedibilmente ostile, l'opinione espressa da Gaza da Ahmed Yusef, uno dei responsabili della 'politica esterà degli islamico-radicali di Hamas: a parere del quale, il discorso di Obama ripropone semplicemente la tradizionale linea degli Usa, senza "offrire nulla di nuovo". Sul fronte israeliano, Obama è stato viceversa elogiato dalla destra e persino (forse per la prima volta) dall'estrema destra, mentre ha incassato critiche e toni di delusione dal giornale liberal Haaretz e dalla sinistra pacifista.