Un altro caso terribile di violenza, emerso in questi giorni, evidenzia la vulnerabilità dei bambini pachistani, ancora maggiore quando appartengono alle minoranze. Gulfam, cattolica di 9 anni iscritta alla terza elementare, è stata violentata da un musulmano nel distretto di Samundri, incluso nella diocesi di Faisalabad. Le sconcertanti circostanze in cui si è svolta la violenza, ma ancor più i successivi tentativi di insabbiamento, sono illustrati in un rapporto della Chiesa locale. «L’episodio è terrificante. Ho incontrato la vittima e la sua famiglia e ho espresso loro il mio conforto – ha dichiarato all’agenzia
Fides monsignor Joseph Coutts, vescovo di Faisalabad –. Credo occorra una strategia, pastorale e legale, per frenare il fenomeno dell’abuso sulle bambine cristiane». Nel rapporto si esprime anche la profonda preoccupazione per lo stato di impotenza delle famiglie cristiane più povere, vittime di discriminazioni e abusi con poche o nulle possibilità di ottenere giustizia.La vicenda di Gulfam ricorda quelle della 12enne Lubna Masih e della 13enne Kiran Nayyaz: uccisa dopo lo stupro da parte di un influente avvocato musulmano la prima; costretta a ripetute violenze da parte di un giovane che lavorava nella stessa casa in cui lei prestava lavoro domestico e ora incinta, la seconda. Esempi di una lunga casistica di violenze contro cristiane costrette dalla povertà a lavorare per ricche famiglie musulmane oppure, per la diffusa cultura dell’impunità, oggetto di attenzioni criminali. Secondo il “Centro per l’assistenza legale e la conciliazione”, sequestri e violenze sessuali ai danni di ragazze cristiane e indù sono in crescita nel Paese e spesso mirano alla conversione e il matrimonio forzato. Il 10 dicembre scorso, andata a cercare legna insieme al cuginetto di 7 anni, Gulfam era stata trascinata da un uomo in un campo e violentata. I parenti, andati a cercarla preoccupati dal mancato ritorno della bambina, avevano colto l’uomo in flagrante e lo avevano denunciato per stupro. L’uomo è stato arrestato, ma per la famiglia si è aperta una, purtroppo abituale, situazione di paura. I parenti dello stupratore, che pare avesse offerto denaro alla piccola per poi violentarla al suo rifiuto, stanno cercando di intimidire, anche con minacce, la famiglia di Gulfam perché ritiri le accuse, in questo sostenuti da altri musulmani del villaggio. Dagli interrogatori è emerso anche che questo non sarebbe l’unico di violenza su minore da parte dello stesso uomo, che se ne sarebbe vantato con lei, ma gli altri sarebbero stati sottaciuti dalla vittime. Gulfam, fortemente traumatizzata, si trova ora sotto la protezione di alcune suore, lontana dal villaggio.