Oggi il Pakistan va alle urne per eleggere la Camera dei deputati e le assemblee provinciali, dopo una campagna insanguinata da violenze che hanno provocato oltre 120 morti. Anche ieri sono stati 14 gli uccisi (tra questi anche tre politici) e una ventina i feriti in diversi episodi terroristici che hanno interessato un mercato della città di Miramshah, nell’area tribale del Waziristan, una sede del Partito del popolo pachistano a Quetta, capoluogo della provincia del Balochistan e un posto di blocco della polizia a Kurram ancora nelle Aree tribali. Un rastrellamento nella stessa area ha portato all’uccisione di otto militanti.Le urne resteranno aperte oggi dalle 8 alle 17 ora locale per consentire a 86 milioni di votanti di esprimere la loro preferenza in 73mila seggi presidiati da oltre 600mila uomini dei servizi di sicurezza. Un’incognita, quella della violenza, che potrebbe convincere molti a disertare le urne. Lo stesso presidente Asif Ali Zardari, minacciato a più riprese, ha scelto di votare per posta. Chi sceglierà di votare «lo farà a rischio della propria vita», è il chiaro avvertimento che anche ieri è stato lanciato dai taleban del Tehrek-e-Taleban Pakistan al termine di una “campagna” di attentati, agguati e intimidazioni.Il voto potrebbe essere un miraggio anche per le donne di alcuni distretti della provincia nord-occidentale di Khyber Pakhtunkhwa, al confine con l’Afghanistan. Un’intesa informale per vietare alle donne l’accesso ai seggi sarebbe stata raggiunta, in particolare, tra Partito nazionale Awami, laicista, e dal filo-religioso Jamaat-i-Islami. Movimenti femminili e altri gruppi hanno chiesto alla Commissione elettorale di intervenire e consentire il voto femminile, da anni impedito dalle rigide regole tribali in un’area dove per la prima volta sembrava essersi aperto per le donne un concreto spazio politico, sia in termini di candidatura, sia di partecipazione al voto.Un ruolo potrebbero avere anche le minoranze che, contando su 2,78 milioni di elettori (1,24 milioni i cristiani), potrebbero essere determinanti in diverse circoscrizioni. Un appello agli elettori cristiani affinché scelgano «quanti promettono una società libera, giusta, democratica, rispettosa dei diritti umani e quanti sono seriamente impegnati a costruire l’armonia sociale, a creare armonia fra le differenti religioni, culture ed etnie» è stato lanciato dall’arcivescovo di Karachi, monsignor Joseph Coutts. «Ai fedeli ricordiamo che vi sono candidati cristiani, e che la consapevolezza dell’impegno sociale e politico – ha proseguito l’arcivescovo nel messaggio riportato dall’agenzia
Fides – è cresciuta negli anni».