sabato 20 ottobre 2012
Dopo Cuba, anche Montevideo ha deciso di depenalizzare. Il segretario della Conferenza episcopale, Bodeant, ricorda la scomunica automatica anche per chi ha collaborato al via libera alla legge: «La vita non è qualcosa su cui si possa fare un plebiscito» E in altre realtà, prima fra tutte l’Argentina, il tema è sempre più caldo
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​«Siamo orgogliosi di essere stato uno dei primi Paesi al mondo che abolì la pena di morte. Oggi però siamo rattristati perché siamo il secondo Paese dell’America Latina a legalizzare l’aborto». È stato monsignor Heriberto Bodeant, segretario della Conferenza episcopale dell’Uruguay, a ricordare ai deputati del Paese sudamericano che non c’è posto per mezzi termini quando si tratta di difendere la vita: «La scomunica automatica è per coloro che collaborano con la realizzazione di un aborto in modo diretto, ovvero concretamente», ma se «un cattolico vota» una legge di questo genere, «lui stesso si allontana dalla comunione della Chiesa».Poche ore dopo l’approvazione della depenalizzazione dell’interruzione volontaria della gravidanza, la società uruguayana affronta un intenso confronto. Che – probabilmente – andrà avanti per due anni: potrebbe essere questo il periodo necessario per l’applicazione della norma che ha spaccato in due il Paese sudamericano. E il Parlamento: 17 sì contro 14 no. Il testo legalizza l’aborto (gratuito) fino alla dodicesima settimana di gestazione e dopo il parere favorevole di una commissione di medici e psicologi. «La legge approvata è una ferita per la nazione, per le nostre più nobili tradizioni», lamenta la Vicaria della Famiglia e della Vita dell’arcidiocesi di Montevideo, che aggiunge: «Questa decisione è contraria al primo diritto umano: quello alla vita». L’opposizione scalda i motori per bloccare la legge: fra le ipotesi in discussione c’è un ricorso di incostituzionalità, un appello alla Corte Interamericana della Giustizia o la raccolta di firme per convocare un referendum sul tema. Non è affatto d’accordo con quest’ultima possibilità la Chiesa: «La vita non è qualcosa su cui si possa fare un plebiscito, o decidere in base a maggioranze e minoranze», avverte monsignor Bodeant. La Chiesa non è l’unica ad esprimere «dolore e rifiuto»: dai medici cattolici ai partiti all’opposizione, la legge è destinata a generare malumori e proteste. I favorevoli – come il senatore Luis Gallo – pensano invece che «con questo testo faremo parte dei paesi sviluppati, che nella loro maggioranza hanno adottato il criterio della depenalizzazione, riconoscendo il fallimento delle norme penali che cercano di evitare gli aborti». Intanto il presidente dell’Uruguay, l’ex guerrigliero di sinistra José Mujica, ha anticipato che non farà come il suo predecessore Tabaré Vazquez: nel 2008 il capo di Stato – medico, cattolico e socialista – impose il veto ad una legge simile per motivi scientifici e morali. Mujica, al contrario, la firmerà. Dopo aver regolarizzato le unioni gay (2007) e l’adozione di minori da parte delle coppie omosessuali (2009), l’Uruguay si è aggiunto alla cortissima lista dei Paesi dell’America Latina che permettono l’aborto libero: sono solo Cuba e Guyana (oltre alla capitale del Messico). Nel resto della regione si ammettono eccezioni – dal Venezuela all’Ecuador alla Bolivia – per casi come lo stupro o il rischio di vita per madre e figlio. Ma negli ultimi tempi è diventato un argomento molto conflittuale nell’Argentina di Cristina Kirchner, in prima linea sul fronte di riforme legislative che sembrerebbero una diretta eredità della Spagna di José Luis Rodriguez Zapatero. E se a Buenos Aires ora si discute di «aborti punibili» o meno, nel 2010 la nazione argentina è già diventata la prima del Sud America a riconoscere il matrimonio fra persone dello stesso sesso (anche fra stranieri non residenti). Su questa stessa strada, in parte, si è mosso anche il Brasile, che lo scorso anno regolarizzò le unioni civili gay (pur senza equipararle ai matrimoni), riconoscendo loro diritti come l’eredità, l’unione dei beni o la pensione. In America Latina – la regione con il più alto tasso di cattolici al mondo – il dibattito sui temi etici è sempre più caliente.
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