mercoledì 15 settembre 2010
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«Con un bambino che muore ogni 6 secondi per problemi connessi alla sottoalimentazione, la fame resta lo scandalo e la tragedia di più vaste proporzioni al mondo», dice Jacques Diouf. «E questo è assolutamente inaccettabile». Il direttore della Fao è allarmato: «È a serio rischio il raggiungimento di uno degli Obiettivi del Millennio, quello di ridurre la fame». Il recente aumento dei prezzi alimentari, spiega, potrebbe ostacolare seriamente gli sforzi. Ma anche perché i 22 miliardi di dollari solennemente promessi dai Grandi della terra sono rimasti sulla carta. Il direttore della Fao ricorda che a L’Aquila i G8 avevano stabilito di destinare 20 miliardi di dollari in tre anni alla lotta alla fame. Impegno ribadito dai G20 a Pittsburgh e rilanciato a 22. ùA oggi, però, spiega Diouf, questo obiettivo è lontano: «Qualche passo avanti – dice diplomatico – è stato fatto, come la creazione di un fondo dedicato nella Banca Mondiale con 425 milioni di dollari già impiegati per le emergenze in Bangladesh, Pakistan, Rwanda, Sierra Leone e Togo. Capite da soli, però – conclude con un sorriso tirato – quanto siamo lontani dall’obiettivo dei 22 miliardi».Per Jeremy Hobbs, direttore di Oxfam International, «il calo è legato più alla congiuntura favorevole che a politiche efficaci. Un’altra crisi alimentare globale potrebbe esplodere da un momento all’altro se i governi non affrontano le cause del fenomeno: volatilità dei prezzi delle derrate, decenni di investimenti insufficienti in agricoltura, cambiamenti climatici». Per Oxfam serve «un aumento degli aiuti di 37,5 miliardi di dollari all’anno per dimezzare la fame». E l’Italia, dice la portavoce italiana Elisa Bacciotti, «deve aumentare gli aiuti per sicurezza alimentare e agricoltura a 3,4 miliardi di dollari». Nel 2008 l’Italia aveva dato «162 milioni di dollari, un quarto degli aiuti francesi». E per trovare risorse senza pesare sullo Stato serve «una tassa sulle transazioni finanziarie: raccoglierebbe fino a 650 miliardi all’anno».
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