I metodi pesanti usati dalla Cia con i sospetti terroristi continuano a creare grattacapi per Barack Obama, compromettendo i suoi sforzi di allontanarsi dalle polemiche aperte dall’era Bush. E il presidente decide allora di togliere all’agenzia la responsabilità primaria degli interrogatori anti-terrorismo. Obama, in vacanza con la famiglia sull’esclusiva isola del Massachusetts Martha’s Vineyard, ha dato il via libera all’istituzione di una nuova unità speciale per interrogare i principali sospettati di terrorismo che verranno catturati. L’Hig (High-value detainee Interrogation Group) sarà un team di esperti legali e di diverse agenzie di intelligence. Ma la novità principale è che gli interrogatori saranno ospitati dall’Fbi, sotto la supervisione del Consiglio di sicurezza nazionale. Il ruolo Cia risulta quindi fortemente indebolito. La notizia arriva nel mezzo di una nuova polemica che minacci di travolgere la Casa Bianca, distraendo l’attenzione nazionale dalla priorità della riforma sanitaria. Obama, che inizialmente aveva promesso immunità agli agenti della Cia che si erano resi colpevoli di torture – se l’avevano fatto rispettando le direttive dell’Amministrazione Bush – si è infatti trovato costretto ad autorizzare una nuova richiesta del dipartimento della Giustizia di perseguire gli abusi commessi dalla Cia durante interrogatori in Iraq e in Afghanistan. «La Casa Bianca appoggia il ministro della Giustizia e pensa che dovrebbe prendere queste decisioni », ha detto ieri un portavoce della Casa Bianca, Bill Burton. La richiesta del dipartimento alla Giustizia di riaprire una decina d’inchieste è stata recapitata a poche ore dalla pubblicazione di un nuovo rapporto sulle torture commesse nel 2004. Uno dei casi in questione riguarda Abd al-Rahim al-Nashiri, considerato il cervello dell’attentato alla portaerei americana Cole nel 1999, che causò la morte di 17 marinai Usa. Nel 2004 al-Nashiri sarebbe stato minacciato di morte con una pistola e un trapano elettrico durante un interrogatorio, ed avrebbe subito decine di sedute consecutive di waterboarding, l’annegamento simulato. La Cia minacciò anche di uccidere i figli di Khalid Sheikh Mohammed – il “’cervello” delle stragi dell’11 settembre – se non avesse confessato. Il segretario alla Giustizia Eric Holder avrebbe già deciso di affidare l’inchiesta a un procuratore speciale e si appresterebbe a nominare John Durham, un procuratore del Connecticut, per indagare sulle accuse. Tutti questi eventi, insieme ai cruenti dettagli sulle pratiche impiegate negli interrogatori – delle quali Obama a gennaio ha ordinato l’interruzione – scateneranno molto probabilmente un terremoto politico a Washington e all’interno della Cia dove il nuovo direttore, Leon Panetta, ha tentato ieri di riportare la calma. «Voglio mettere l’enfasi sul futuro – ha scritto ieri Panetta in un messaggio inviato ieri ai dipendenti dell’agenzia – con il chiaro riconoscimento che la nostra agenzia prende sul serio le sue responsabilità del passato». Panetta ha ricordato che, come direttore, il suo interesse primario «è stare accanto a quegli ufficiali che hanno fatto quanto richiesto dal Paese e hanno seguito le indicazioni legali fornite loro. Questa è anche la posizione del presidente degli Stati Uniti Barack Obama». Secondo alcune fonti citate dalla Abc il capo della Cia, avrebbe minacciato di dimettersi e la Casa Bianca avrebbe già avviato la ricerca di un sostituto. Obama è stato criticato dai conservatori, per aver indebolito la sicurezza nazionale abbandonando le politiche di detenzione e interrogatorio di Bush. D’altra parte il presidente è stato accusato di pusillanimità da alcuni democratici per l’essersi inizialmente rifiutato di perseguire gli agenti responsabili di torture.