martedì 4 marzo 2014
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Schierando l’esercito in Ucraina, la Rus­sia si è messa «dal lato sbagliato della storia» e ha imboccato una strada che le costerà cara. Barack Obama emerge da una giornata di febbrili consultazioni transatlanti­che sulla peggiore crisi tra Mosca e l’Occiden­te dai tempi della Guerra fredda forte dell’ap­poggio internazionale, tanto da poter rincara­re le minacce nei confronti del Cremlino. La Russia «ha violato le norme riconosciute in tut­to il mondo», ha tuonato il presidente nel cor­so di una conferenza stampa alla Casa Bianca con il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, ribadendo il pieno sostegno statunitense per Kiev. «Se i russi continuano lungo questa stra­da ci sono una serie di passi che stiamo esa­minando, economici, diplomatici, che isole­ranno la Russia e che avranno un impatto negativo sulla sua eco­nomia e sul suo status nel mondo», ha ammonito il capo della Ca­sa Bianca. Obama ha ricordato che la sua Amministrazione ha già deciso di sospendere i preparativi per il summit del G8 in programma per la città russa Sochi per il 4 e 5 giugno pros­simi: un primo passo verso il boicottaggio del­l’evento. Ma ci saranno anche «altre conseguenze – ha continuato –, come quelle ventilate dal segre­tario di Stato John Kerry». Il capo della diplo­mazia statunitense Kerry era arrivato domeni­ca sera a minacciare Putin di completo isola­mento internazionale, ipotizzando persino u­na sua clamorosa cacciata dal Gruppo degli 8 Grandi e un ritorno al G7. «Il mondo è unito nell’affermare che in Ucrai­na la Russia ha violato il diritto internaziona­le », ha avvertito il presidente Usa, aggiungen­do che l’interesse suo e degli Stati Uniti è di per­mettere alla popolazione ucraina di determi­nare il proprio destino. «È il momento per la Russia di scegliere la via diplomatica e non quella della forza, per proteggere i suoi stessi interessi», ha concluso Obama, che poi ha chie­sto al Congresso di approvare una dichiarazione unanime di sup­porto all’Ucraina e al principio che «nessun Paese ha il diritto di in­viare truppe in un altro Paese senza essere provocato».
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