"Per quanto riguarda
gli interventi della comunità internazionale, io credo che vada
tenuto presente che il problema alla radice non si può risolvere
con la forza, perché le bombe, l'esercito possono fermare
un'aggressione, ma non possono fermare le idee". È quanto
afferma, ai microfoni di
Radio Vaticana, il nunzio apostolico in
Iraq monsignor
Giorgio Lingua, parlando delle operazioni per fermare
l'avanzata dei jihadisti dello Stato islamico."Credo, quindi,
che le idee, le ideologie che stanno dietro, si possano fermare
solo con l'educazione - sottolinea -. Per questo credo sia
molto importante, a questo livello, il ruolo dei leader
religiosi musulmani, per condannare quello che sta avvenendo,
per prendere le distanze e, soprattutto, per formare nelle
scuole, nelle moschee la gente ad una maggiore tolleranza"."La situazione è molto
preoccupante, innanzitutto dal punto di vista psicologico, dopo
quello che è successo a Mosul, in particolare, ma anche nella
Piana di Ninive, dove i cristiani sono stati costretti
praticamente a lasciare le loro abitazioni o a convertirsi -
riferisce monsignor Lingua -. In questo momento sono disorientati,
perché non possono ritornare nelle loro case. Più il tempo
passa, più la frustrazione cresce. Questo, direi, per quanto
riguarda i circa 120 mila cristiani, che hanno dovuto lasciare
le loro case"."Per quanto riguarda Baghdad - prosegue -, la
situazione è come prima: è sempre una città con problemi, con
attentati, ma non è peggiorata. Circa 350 famiglie sono venute a
Baghdad dal Nord, perché molte avevano dei parenti oppure per
fare documenti, passaporti". "Credo, quindi, sia importante
intervenire - aggiunge il nunzio -, per trovare loro condizioni
migliori di vita e possibilmente anche un lavoro, se si vuole
che restino, altrimenti è chiaro che non possono più vivere a
lungo in queste condizioni e saranno sempre più tentati di
partire e di lasciare. Il Medio Oriente, quindi, si svuota di
una presenza che è millenaria: è dall'inizio del cristianesimo
che i cristiani sono lì e sono parte del Paese; hanno
contribuito alla costruzione di questi Paesi e ora si trovano in
una condizione molto critica"."È chiaro che ci aspettiamo la pace - dice ancora monsignor
Lingua -, ci aspettiamo che i cristiani e i musulmani e anche
musulmani sciiti e sunniti, e altre religioni presenti, possano
ritornare a vivere come fratelli. Questo è un sogno, ma credo
che i sogni si possano realizzare con la buona volontà di
ciascuno".
E a proposito della forza di pace internazionale per fermare
la violenza, il nunzio ricorda che "è quello che i cristiani
chiedono". "Anche quando i villaggi vengono liberati, infatti,
non si fidano di tornare, finché non si sentono protetti da una
forza di pace internazionale - conclude -. Hanno visto la
facilità con cui questi jihadisti sono avanzati, sono entrati e
temono, allora, che possano ritornare con la stessa forza.
Quindi solo se ci sarà una forza di pace internazionale,
potranno tornare, almeno per passare l'inverno".