«In un clima di insicurezza e illegalità in Iraq, si vuole colpire la comunità cristiana». Per questo Shlemon Warduni, vescovo ausiliare di Baghdad, si rivolge «a tutti i cristiani del mondo» con un accorato appello in vista del Natale: «Non abbandonateci». Warduni, giunto in questi giorni in Vaticano, sta svolgendo un viaggio in Europa per chiedere solidarietà e aiuti concreti per la ricostruzione e il restauro di chiese e edifici pastorali di Baghdad, danneggiati dagli attentati dei mesi scorsi. La situazione dei cristiani iracheni «desta preoccupazione e dolore», ha dichiarato all’agenzia
Fides. L’instabilità politica e l’ingovernabilità, dopo le «guerre» e l’«occupazione militare» hanno generato miseria e distruzione. Per questo, afferma Warduni, «molti cristiani, insieme con migliaia di altri cittadini, hanno dovuto lasciare il Paese. Abbiamo perso circa un terzo della nostra comunità». Una tragedia dimenticata mentre «la mancanza di pianificazione politica fa proliferare del terrorismo, che vuole ancora destabilizzare il Paese». In Iraq «mancano legalità e sicurezza, il governo è debole e se le elezioni non daranno una svolta a queste urgenze, non serviranno a nulla». In questa situazione proseguono gli attentati contro le chiese e contro i cristiani: nelle ultime due settimane si sono verificate esplosioni in tre chiese a Mosul, mentre a Baghdad tre mesi fa un’autobomba davanti a una chiesa ha ucciso due giovani, ne ha feriti 30. «La tranquillità è un piccola pausa fra due attentati», afferma monsignor Warduni. Episodi che seminano paura e tolgono la speranza: se per il vescovo ausiliare di Baghdad non è corretto parlare di “pulizia etnica” c’è comunque «un disegno che vuole colpirci: collocare dieci ordigni contro le chiese nello stesso giorno ha un preciso significato di intimidazione». Per questo è «assurdo e insensato» il progetto di riunire tutti i cristiani nella Piana di Ninive: «Non possono confinarci in un unico territorio sulla base dell’appartenenza religiosa». I cristiani iracheni chiedono al governo di individuare, perseguire gli attentatori: «Chiediamo protezione. Vogliamo solo i nostri diritti: l’Iraq è la nostra nazione, siamo cittadini iracheni come gli altri», afferma Warduni. Alla comunità internazionale invece la Chiesa irachena chiede «un appoggio più forte e deciso. Urge una pressione forte dei governi occidentali per stabilizzare il quadro iracheno e ripristinare legalità e sicurezza».