Voto insanguinato in Nigeria dove settanta milioni di persone sono chiamate alle urne per eleggere il presidente e
rinnovare il Parlamento, in un clima di terrore per gli
attentati dei miliziani islamisti di Boko Haram.
Strage a Buratai 23 persone sono state
decapitate e le loro case bruciate da un gruppo di insorti non
ben identificati. Lo ha reso noto un parlamentare locale.
Altre 32 persone sono state ferite e sono al momento ricoverate
in ospedale. È di 13 morti il bilancio di cinque attacchi avvenuti nello stato di Gombe, sempre nel nordest. Lo riferisce la Bbc citando
testimoni. Non è chiaro se si tratti di attacchi compiuti dai
miliziani di Boko Haram o di scontri legati al voto.
Sono oltre 360mila i militari e poliziotti schierati per
garantire la sicurezza in 150mila seggi distribuiti in tutto il
Paese. Il presidente, Goodluck Jonathan, ha assicurato che le
forze di sicurezza sono pronte ad affrontare chiunque tenti di
turbare lo svolgimento pacifico del voto, per far sì che non
si ripetano le violenze post-elettorali che nel 2011
provocarono 800 morti.
La commissione elettorale
nigeriana ha fatto sapere che il voto in diverse zone del Paese
è stato sospeso e riprenderà domenica per problemi tecnici
dovuti alla nuova tecnologia biometrica. L'inceppamento del nuovo sistema, sperimentato per la prima volta, ha 'colpitò anche il
presidente Goodluck Jonathan e sua moglie Patience, che hanno
passato circa mezzora al seggio di Otuoke, nello stato di
Bayelsa, nel tentativo di farsi riconoscere.
In Nigeria si vota con "la speranza di cambiare pagina" dice il cardinale John Olorunfemi Onaiyekan, arcivescovo di Abuja. "Non soltanto di
fronte alla violenza di Boko Haram, ma anche davanti alla
situazione abbastanza grave dell'economia nigeriana, per non
parlare poi di tutto l'aspetto politico e sociale in generale
che da qualche anno sta peggiorando, tanti nigeriani hanno la
speranza che queste elezioni daranno la possibilità di cambiare
pagina, in un modo o nell'altro", dice a Radio
Vaticana. Tra i più
gravi problemi della Nigeria per il cardinale c'è "prima di
tutto quello della sicurezza. La parte meno sicura è il nordest
dove ci sono i Boko Haram, ma anche nel resto del Paese ci sono
banditi che girano quasi senza controllo. Poi c'è il grande
problema della corruzione, quello dell'integrazione nazionale
per quanto riguarda le nostre diversità etniche e religiose.
Tutto questo richiede innanzitutto che si sappia
governare".