Sgozzati e trucidati, alcuni anche
all'interno di una moschea, nel nord della Nigeria. La furia
omicida dei Boko Haram non conosce limiti. Almeno
68 civili,
tutti maschi, sono stati uccisi in un nuovo massacro avvenuto
martedì scorso nel villaggio di Njaba nello Stato di Borno,
mentre
altre decine di persone sono state assassinate in altri
raid compiuti nei giorni seguenti al confine con il Ciad.
Della strage di martedì scorso - riferisce la Bbc online - si
è saputo solo giovedì, perché l'area colpita si trova in una
regione difficile da raggiungere.Gli assalitori sono penetrati
a Njaba, hanno separato le donne ed hanno infierito su uomini e
ragazzi, alcuni anche di 12 anni, e poi hanno dato fuoco alle
case. "Molti sono stati sgozzati nella moschea - ha raccontato
all'Ap Aminatu Mommodu -, altri invece sono stati uccisi con
colpi di proiettile, mentre le donne fuggivano nella foresta".
E dopo Njaba la caccia all'uomo è proseguita in altri
centri. Anche in questo caso i miliziani hanno scelto come
proprie vittime gli uomini e i ragazzi, in particolare tra i
componenti della comunità Shuwa-Arab, che vive tra la Nigeria ed
il Ciad, risparmiando invece la tribù dei Kanuris alla quale
appartengono molti dei jihadisti.La carneficina - ha riferito
un testimone, Mohammed Seit - è la vendetta dei miliziani dopo
l'adesione del Ciad al contingente internazionale panafricano.
Nell'orrore che ogni giorno arriva dal paese africano, è di
giovedì la notizia che la donna linciata e bruciata dalla folla in
un mercato di Bauchi non era una kamikaze. La polizia e i
familiari di Thabita Haruna, hanno raccontato che la donna
soffriva di problemi mentali e non aveva nulla a che fare con il
terrorismo.
"Sono molto triste perché è sangue del mio sangue. Dormivamo
nello stesso letto, mangiavamo dallo stesso piatto. Per me è un
grande dolore", ha dichiarato la sorella di Thabita. La ragazza,
dicono i familiari, fino al 2007 lavorava ad una bancarella al
mercato, prima di accusare problemi mentali. La folla l'ha
linciata credendola una kamikaze, come una delle tante inviate
da Boko Haram nella zona per fare strage. A insospettire è stato
il suo rifiuto a farsi perquisire prima di entrare nel mercato
di Bauchi. Ma quelle che la folla ha scambiato per bombe legate
alla vita altro non erano che due bottiglie.
La presidente della Liberia, Ellen Johnson Sirleaf, unico
capo di Stato donna in Africa, ha oggi definito "inumano" l'uso
di giovani donne kamikaze da parte dei Boko Haram. In
un'intervista a France24 (che ne dà notizia sul suo sito),
Sirleaf ha poi ricordato le circa duecento studentesse rapite
dai jihadisti affermando: "noi non le abbiamo dimenticate". Poi
ha elogiato la forza panafricana anti-jihadista e ha chiesto
all'Unione Africana di attivarsi rapidamente per rispondere ai
terroristi.