Diversi edifici pubblici distrutti e un bilancio di almeno 97 morti. Con quest’ennesima serie di attacchi lanciata mercoledì scorso a Bama, nel nord-est della Nigeria, i qaedisti di Boko Haram avevano un obiettivo chiaro: colpire le istituzioni. «I militanti hanno aperto il fuoco contro una scuola, un’università, e vandalizzato il palazzo di un leader tradizionale», ha confermato ieri Lawal Tanko, commissario di polizia dello Stato federale del Borno.«Durante le violenze decine di persone sono morte negli edifici presi d’assalto dai ribelli – ha continuato a spiegare Tanko –, mentre il palazzo distrutto apparteneva a uno dei più antichi califfati islamici». Abba Masta, un residente di Bama, ha spiegato alla stampa di aver sentito i primi spari verso le 4 di mattina. «Stavamo iniziando a pregare – ha raccontato Masta –, quando di colpo abbiamo iniziato a correre per salvarci la vita». Anche la casa di Umar Tukur, un noto generale, è stata attaccata nel villaggio di Buratai e una persona è rimasta uccisa. L’esercito nigeriano ha immediatamente risposto con i caccia che, decollati dalla base militare di Maiduguri, poco più a nord, hanno bombardato i ribelli che tentavano di fuggire, uccidendone alcuni. Nella prima mattinata di ieri il secondo massacro. Uomini armati hanno devastato il villaggio di Rapyem, nella regione centrale, uccidendo nel sonno 13 civili, tra cui nove bambini. In totale i morti sono alDa quando le autorità hanno recentemente assicurato di aver la situazione sotto controllo nel nord del Paese, Boko Haram ha giurato di intensificare il livello della propria ribellione. Domenica scorsa, infatti, oltre cento cristiani erano rimasti uccisi a Izge, un’altra località del Borno, portando a più di duecento le vittime degli ultimi dieci giorni.È invece molto più alto il numero di feriti ricoverati negli ospedali vicini. «Voi, dirigenti del Delta del Niger, vedrete ben presto le vostre raffinerie distrutte », ha dichiarato mercoledì Abubakar Shekau, leader della setta qaedista, mentre parlava in un video della durata di 28 minuti. Se le azioni terroristiche di Boko Haram, che fino ad ora si sono limitate soprattutto all’area centro-settentrionale del Paese, dovessero estendersi alla regione meridionale, ricca di giacimenti petroliferi, le sorti della prima economia del-l’Africa sub-sahariana sarebbero a forte rischio. Il presidente nigeriano, Goodluck Jonathan, è sotto pressione. Da quando alcuni membri del suo Partito democratico popolare (Pdp) lo hanno abbandonato e gli attacchi di Boko Haram sono aumentati, il leader nigeriano ha licenziato diversi uomini nel governo, nell’esercito e in altre istituzioni pubbliche. Kashim Shettima, governatore del Borno, aveva conficcato un’altra spina nel fianco del presidente affermando che: «Gli estremisti sono più motivati a meglio armati dell’esercito nigeriano».