"È il momento di una
manifestazione nazionale per affrontare un problema nazionale". Così il reverendo
Al Sharpton, storico leader newyorkese del movimento per i diritti civili, ha annunciato per il 13 dicembre prossimo una marcia a
Washington per protestare contro la violenza della polizia contro gli
afroamericani. E contro il fatto che troppo spesso gli agenti responsabili non vengono perseguiti, come è avvenuto a Ferguson per la morte di Mike Brown ed a New York per la morte di Eric Garner.
"Non abbiamo fiducia nelle procuratori statali perchè lavorano mano nella mano con la polizia locale", ha detto Sharpton in una conferenza
stampa ad Harlem a cui hanno partecipato anche la madre e la vedova di
Garner, il 43enne afroamericano rimasto ucciso il 17 luglio scorso a
Staten Island durante l'arresto, perché sospettato di vendere sigarette di contrabbando: un polizotto lo ha soffocato stringendolo al collo. L'annuncio di Sharpton è avvenuto mentre a New York, ed in altre parti del paese, migliaia di persone protestavano per la decisione del grand jury di non incriminare il poliziotto. "Ci troviamo di fronte una crisi nazionale - ha detto - quante persone devono morire prima che la gente capisca che questa è veramente una cosa con l'America deve fare i conti?".
Intanto sono 83 i manifestanti arrestati a
New York nelle proteste contro la decisione del Gran Giurì di
Long Island di non incriminare il poliziotto bianco che la
scorsa estate aveva ucciso, soffocandolo, Eric Garner, un
giovane di colore disarmato.Alcuni manifestanti sono accusati
di turbativa dell'ordine pubblico.
Il Dipartimento della Giustizia ha fatto sapere che
indagherà sul caso, dopo una telefonata del ministro,
l'Attorney general, Erick Holder, con Barack Obama. L'inchiesta
federale dovrà accertare eventuali violazioni dei diritti
civili nelle procedure seguite dagli agenti e nel loro
comportamento.Il presidente
Barack Obama è subito intervenuto: "Siamo di fronte ad una questione che riguarda tutta l'America. In questo Paese, fino a quando non saranno tutti uguali di fronte alla legge, questo resterà un problema. E il mio compito come presidente è risolverlo".
"New York dice no" è stato il motto delle proteste che
hanno avuto il loro epicentro a Times Square ma dilagate in
tutta la Grande Mela, da Columbus Circle fino ad Harlem e
Staten Island, il quartiere dove morì Garner durante nella
colluttazione con la polizia, il 17 luglio scorso. Si è
vissuta una notte di tensione nelle strade già decorate per le
festività: al blindatissimo Rockfeller Center, è stata
ostacolata la tradizionale cerimonia di accensione dell'albero
di Natale. Tra i manifestanti, gente di ogni razza, età e ceto
sociale, è comparso anche
il regista Spike Lee con il figlio.
Staten Island è stata tappezzata con striscioni che
recitano "non riesco a respirare", le parole che Garner ripeté
ben 11 volte all'agente che lo teneva per il collo. Il video della scena venne filmato e nei giorni successivi all'accaduto fece il giro del mondo.La polizia di New York vieta ai suoi agenti di bloccare i fermati al collo con la mossa chiamata
chokehold.l Grand Jury non ha
motivato il verdetto: la giuria popolare composta da 23
abitanti di New York, "dopo aver valutato le prove presentate",
ha deciso "che non c'erano motivi ragionevoli" per mandare a
processo l'agente, ha spiegato il procuratore di Staten Island,
Daniel Donovan.
Eric Garner era un omone padre di 6 bambini sospettato di
vendere sigarette di contrabbando. Quando venne fermato dalla
polizia, tentò per diversi minuti, ma solo a parole, di
resistere all'arresto; ma al Grand Jury non ha
motivato il verdetto: la giuria popolare composta da 23
abitanti di New York, "dopo aver valutato le prove presentate",
ha deciso "che non c'erano motivi ragionevoli" per mandare a
processo l'agente, ha spiegato il procuratore di Staten Island,
Daniel Donovan.
Eric Garner era un omone padre di 6 bambini sospettato di
vendere sigarette di contrabbando. Quando venne fermato dalla
polizia, tentò per diversi minuti, ma solo a parole, di
resistere all'arresto; ma a un certo punto, venne placcato al
suolo da un gruppo di poliziotti bianchi.La protesta di New
York si lega a quella che da giorni va avanti a Ferguson per la morte di un 18enne afroamericano ucciso da un agente che poi è stato
scagionato.