domenica 15 marzo 2009
Il Senato statale si pronuncia per l’abolizione. Il governatore Bill Richardson l’ultimo scoglio. L’ex candidato democratico alle primarie dovrà firmare entro mercoledì. «Garantito» un risparmio di un milione di dollari applicando l’ergastolo.
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Sarà un fine settimana dibattuto per il governatore del New Mexico, Bill Richardson. Venerdì, infatti, il Senato statale ha approvato – con 24 assensi e 18 voti negativi – l’eliminazione della pena di morte, confermando la volontà della Camera dei deputati che il mese scorso si era espressa a favore della misura. Ora, però, spetterà a Richardson – ex candidato democratico alle primarie presidenziali e ex candidato alla nomina a segretario al Commercio della corrente amministrazione – promulgare la legge che mette al bando le esecuzioni e le sostituisce con l’ergastolo o porvi il veto, entro mercoledì.Una decisione che non si preannuncia facile in quanto il governatore, sebbene abbia recentemente ammesso l’intenzione di prendere in considerazione la firma, è da sempre un sostenitore delle esecuzioni. «Ho incontrato molte persone e continuerò a considerare tutti i lati della questione prima di decidere», ha spiegato Richardson che si trova a dover affrontare questa «estremamente difficile» situazione proprio come conseguenza dell’accresciuto potere del suo stesso partito. Durante le elezioni di novembre, infatti, i democratici hanno conquistato tre seggi al Senato del New Mexico, spostando l’ago della bilancia nel dibattito sull’abolizione della pena capitale.Negli anni scorsi, simili proposte di legge non erano riuscite a superare l’ostacolo repubblicano alla Commissione giustizia del Senato, che la settimana scorsa – sebbene col margine di un solo voto – ha invece dato il via libera alla votazione alla camera alta del Parlamento. Il governatore ha promesso di ascoltare le varie opinioni in materia e aperto la questione ai cittadini dello Stato che – se dovessero tener fede alla tendenza al declino della pena di morte registrata a livello nazionale nell’ultimo decennio – potrebbero pertanto convincerlo a promulgare il divieto. Richardson ha già fatto trapelare quali sarebbero le ragioni a favore di una abolizione del boia, sottolineando che una delle sue principali preoccupazioni è la possibilità che venga messa a morte una persona innocente. I recenti rilasci di condannati al patibolo, grazie ai nuovi metodi di rilevazioni delle prove e all’uso del Dna, hanno infatti aumentato l’opposizione alla pena capitale e l’alternativa dell’ergastolo sembra poi prendere sempre più piede. A spingere il New Mexico a diventare il secondo Stato americano a mettere al bando la pena capitale – dopo il New Jersey nel 2007 – potrebbe però essere non una questione etica, quanto una economica che vede il costo delle esecuzioni superare di gran lunga quello dell’incarcerazione a vita. «Una valida ragione in quest’era di austerità e budget minimi», ha infatti ammesso il governatore riferendosi al preventivato risparmio di oltre un milione di dollari che l’abrogazione della pena di morte porterebbe allo Stato che, dopo aver portato davanti al boia un condannato negli ultimi 41 anni, conta ora solo due prigionieri nel braccio della morte. Una motivazione che starebbe spingendo almeno altri sette stati a prendere in esame l’abrogazione del boia.Ogni anno, chi è in attesa dell’iniezione letale – il metodo “prescelto” da quasi tutti gli Stati – costa ai contribuenti 90 mila dollari in più di chi si trova in un carcere di massima sicurezza e il periodo di tempo intercorso tra la sentenza e l’esecuzione è salito, nel 2007, a oltre 12 anni e mezzo.
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