Un nuovo allarme è stato lanciato per la sorte dei minori nei distretti nepalesi più colpiti dai due terremoti principali del 25 aprile e del 12 maggio che hanno provocato 8.800 morti e 21mila feriti. Nel caos post sisma, tanti bambini e adolescenti rischiano di diventare facile preda dei “mercanti di esseri umani” che alimentano il flusso annuale, soprattutto verso la confinante India. La chiusura delle scuole, in buona parte crollate, non aiuta. La ripresa delle lezioni, il 31 maggio, è stata solo parziale. Una quota consistente del milione circa di studenti nepalesi terremotati si trova, dunque, in balia di famiglie spezzate dalla tragedia. O, peggio, sola, nel campi profughi. Già nei giorni successivi il primo terremoto, l’Onu e altri avevano espresso la forte preoccupazione per i rischi a cui i più giovani potevano essere esposti. Le organizzazioni impegnate nei soccorsi come pure le autorità si erano date tra le priorità proprio la tutela dei bambini, dentro e fuori le strutture per gli sfollati. Venerdì, il Fondo delle Nazioni Unite per i bambini (Unicef) ha segnalato un altro rischio: quello che tanti siano inutilmente inviati in orfanotrofi, togliendoli magari ai parenti e esponendoli così a ulteriori rischi. I minori non accompagnati vengono automaticamente messi nelle strutture di accoglienza, senza un esame previo che permetta di individuare possibili familiari idonei. Un espediente per lucrare sui contributi governativi – concessi in base al numero di piccoli ospitati – per altro non nuovo. Lo stesso è accaduto ad Haiti, prima e subito dopo il terremoto, almeno fino al blocco della adozioni internazionali. Proprio come la piccola nazione caraibica, il Nepal è un Paese poverissimo. Già prima del sisma, l’80 per cento dei 15mila minori ospitati in strutture di accoglienza aveva almeno uno dei genitori, costretti a mandarli là per non vederli morire di fame. Oggi, come indicato da Tomoo Hozumi, rappresentate Unicef in Nepal, «il peggioramento delle condizioni di vita (ufficialmente i poveri sono passati in meno di due mesi da 700mila a 8 milioni) dà ai trafficanti maggiore possibilità di convincere i genitori a affidare i figli a istituzioni presentate come sicure». I trafficanti «promettono istruzione, cibo e un futuro migliore – ha segnalato Hozumi – ma la realtà è che molti di questi bambini potrebbero andare incontro a sfruttamento e abusi orrendi». Un rischio tutt’altro che teorico. Come conferma la Thomson Reuters Foundation, mancano all’appello, secondo l’Autorità governativa per il benessere dei minori, 237 piccoli. Questi bimbi erano parte di un gruppo di 337 che erano salvati in otto dei 14 distretti più colpiti dal sisma e affidati a strutture di assistenza a Kathmandu. A maggio, le autorità hanno proibito l’uscita dal distretto d’origine dei minori di 16 anni se non accompagnati da un genitore o da un adulto autorizzato dai servizi sociali locali. Tuttavia, nei giorni scorsi, la polizia della capitale ha fermato 195 bambini, fatti uscire dal monastero di Lho, nel distretto di Gorkha, senza la prevista autorizzazione.