mercoledì 12 marzo 2014
il voto ha concluso una campagna «cattiva», tensioni tra cristiani-musulmani. La partita si gioca tra Jarasi e Salam. Oggi i risultati
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Una campagna elettorale aggressiva e piena di colpi di bassi: un incubo per gli abitanti di Nazareth, che oggi vedranno finalmente proclamato il loro sindaco. Gli elettori sono dovuti tornare ieri alle urne dopo che il sindaco uscente, il cristiano Ramez Jarasi, 61 anni, aveva contestato il risultato delle votazioni del 23 ottobre scorso, vinte dallo sfidante musulmano Ali Salam, suo coetaneo. Jarasi e Salam si sono accusati reciprocamente di brogli elettorali, di corruzione e collusione coi poteri forti, ovvero Israele. Contrariamente alla gemella Betlemme, infatti, Nazareth si trova dentro lo stato sionista. Eletto per quattro volte di seguito nelle liste del partito Hadash, alla guida della città dal 1994, Jarasi è quello che in Italia verrebbe chiamato un sindaco “cattocomunista”. Salam (che di Jarasi è stato vicesindaco per 14 anni) è invece un indipendente sostenuto comunque dal Movimento islamico e dal Balad, partito nazionalista arabo. Le elezioni di ieri si sono svolte in un clima sereno, ma con scarsa partecipazione da parte dei giovani. «Non è questione di religione – spiega Budour, studentessa 24enne –: è che rappresentano tutti e due lo status quo, fanno parte della stessa classe dirigente che ha abbandonato la città a se stessa». Ben oltre il centro storico curato nel dettaglio per accogliere il turismo religioso, Nazareth è una città di 80.000 abitanti preoccupati per la propria sicurezza. E questo è dovuto all’aumento della criminalità degli ultimi anni. Molti cittadini, soprattutto cristiani, si sono trasferiti così a “Upper Nazareth”, il nuovo agglomerato urbano israeliano adiacente alla città vecchia. «Non importa chi vince, io resto dove sono – racconta disilluso un abitante di Upper Nazareth –: vivevo nel quartiere musulmano di Jabal Hammudeh ed ero circondato da persone che possedevano armi illegalmente».
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