"È una vittoria di tutti. Nessuno ha perso. Hanno vinto anche i giudici israeliani che hanno avuto il coraggio di riconoscere che il muro non era necessario,
bloccandone la costruzione". Il patriarca latino di
Gerusalemme, Fouad Twal, commenta così, in un'intervista al
Servizio Informazione Religiosa, la decisione dell'Alta Corte
israeliana che ha di fatto bloccato la costruzione di questo tratto
di muro, lungo poco più di un chilometro, in questa valle, una zona verde, ricca di uliveti, vigneti e frutteti, e per questo fonte di lavoro e di sostentamento per tante famiglie del vicino villaggio cristiano di Beit Jala, nei
pressi di Betlemme.
Twal ha voluto poi ringraziare tutti coloro che
si sono impegnati in questa causa, gli avvocati, i vari
Consolati, la Santa Sede che è intervenuta, i vescovi Usa e
molti altri. Dalla Terra Santa arrivano anche belle notizie".
Soddisfazione anche a Roma, alla Farnesina. Il ministero degli Esteri e della Cooperazione internazionale ha espresso soddisfazione per il verdetto dell'Alta Corte israeliana sulla vicenda del Monastero del Cremisan a Betlemme, che ha accolto la petizione nei confronti del tracciato della barriera di separazione israeliana. Lo afferma in una nota la Farnesina. Si tratta, infatti, di una vicenda sulla quale il Governo italiano è stato attivo fin dal 2006. La Farnesina esprime anche il proprio apprezzamento per il verdetto dei giudici israeliani che "rappresenta - si legge in una nota - un'ulteriore riprova della forza della democrazia israeliana".
Tra i commenti positivi rispetto alla sentenza dei giudici israeliani anche quella del Vis (Volontariato internazionale per lo sviluppo), associazione presente in Palestina dal 1986. “Questa sentenza - dice Nico Lotta, presidente del Vis - fa tornare la giustizia nella valle di Cremisan e ferma la costruzione di un muro che avrebbe confiscato ingiustamente una vasta area di terre di proprietà delle famiglie di Beit Jala e delle comunità salesiane di Cremisan. Aspettavamo con ansia che la Corte si pronunciasse e abbiamo sempre nutrito la speranza che la giustizia fermasse la costruzione del muro di separazione. Il muro non risolve i problemi di sicurezza israeliani e viola i diritti degli abitanti della zona, primi fra tutti quello dell’accesso alla terra e della liberta di movimento.”
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