PARIGI La Francia rilancia la battaglia contro il «sistema prostitutivo» cambiando radicalmente strategia: dalla penalizzazione dell’«adescamento», si passa al principio del «cliente delinquente», nella scia del modello svedese, seguito negli ultimi anni in Europa pure da Norvegia, Islanda, Gran Bretagna. Dopo oltre due anni di tortuoso iter legislativo, la svolta chiesta dall’esecutivo socialista è stata varata ieri definitivamente all’Assemblea nazionale. Per il premier Manuel Valls, si tratta di un «grande progresso per il rispetto della persona umana e i diritti delle donne». Fino all’ultimo, al centro di vive discussioni, la nuova legge poggia su cinque assi. Innanzitutto, «l’acquisto di un atto sessuale » sarà sanzionato con multe comprese fra 1.500 euro, in caso di prima infrazione, e 3.500 euro per i recidivi. Per contrastare la ripetizione del reato è previsto pure l’obbligo di seguire stage di sensibilizzazione «sull’altro volto della prostituzione». Al contempo, per le «persone prostituite», sarà definitivamente soppresso il reato d’adescamento, denunciato da tempo come «un’inutile doppia pena» dalle associazioni di lotta contro le tratte internazionali di persone. Quella misura «ha profondamente degradato le condizioni di salute » di tante persone risucchiate dal sistema, ha già sottolineato pure Jacques Toubon, difensore civico nazionale. Per favorire i «percorsi d’uscita dalla prostituzione », la legge prevede misure di protezione e d’assistenza. Ma i fondi iniziali destinati a questo scopo, ovvero 4,8 milioni di euro l’anno, sono considerati «irrisori» o comunque «largamente insufficienti» da molti, fra esperti e associazioni di sostegno. Per estendere le chance di rifarsi una vita anche all’80 per cento di vittime d’origine straniera (Europa dell’Est, Africa, Cina, America Latina), potranno essere concessi permessi di soggiorno speciali di almeno 6 mesi. A livello provinciale, verranno inoltre creati centri di ascolto e d’accompagnamento per coordinare in modo flessibile le azioni locali più opportune. Sul fronte associativo, nelle ultime ore, è emersa più che mai una spaccatura fra quanti attendevano da decenni un simile testo e certi altri gruppi che si dicono di stampo “sindacale”, pronti ad accusare il governo «d’ipocrisia», invocando il «riconoscimento professionale delle lavoratrici del sesso». Proprio queste sigle hanno inscenato ieri una protesta davanti al Parlamento. Impegnandosi ad abolire il «sistema prostitutivo », la legge pare riprendere lo slogan gridato dal “Movimento del Nido”, storica Ong d’ispirazione cattolica particolarmente impegnata al fianco delle vittime, grazie a 34 delegazioni presenti in tutto l’Esagono. I responsabili dell’associazione hanno appena sottolineato quanto sia importante veder tornare la parola “persona” al centro della legislazione. Per questo, quello di ieri è stato un passo «decisivo». Fra i punti della legge che rispondono alle rivendicazioni storiche del movimento, vi è pure la «sensibilizzazione verso l’opinione pubblica e i più giovani in particolare». In proposito, negli ultimi mesi, il dibattito civile e mediatico, rilanciato ad ogni tappa dell’iter legislativo, ha fatto comprendere quanto restino radicati nella società certi stereotipi sulla prostituzione distanti anni luce dalle realtà concrete di cupo sfruttamento alimentate incessantemente da potenti reti criminali e mafiose internazionali.
© RIPRODUZIONE RISERVATA L’Assemblea nazionale a Parigi
(Ap)