Il generale
Wojciech Jaruzelski, l'ex leader comunista ed ex presidente polacco morto ieri a 90 anni, è stato "un uomo molto intelligente" e "solo Dio potrà giudicarlo": lo ha detto il suo antico avversario, l'ex leader di Solidarnosc e anche lui ex presidente, il Nobel per la Pace
Lech Walesa."La sua generazione dovette fare scelte difficili. Alcuni aderirono al tradimento comunista, altri tentarono di opporsi dall'interno", ha detto Walesa. "Probabilmente conosceva molto bene la mentalità sovietica, era a conoscenza del loro arsenale missilistico. Aveva il diritto di pensare, come fecero molti altri, che non avessimo alcuna possibilità di uscirne", ha aggiunto, riferendosi alla scelta di Jaruzelski imporre la
legge marziale in Polonia nel 1981 che, secondo quello che ha sempre dichiarato lo stesso ex generale,
evitò un'invasione sovietica.Walesa descrive l'ex avversario come "uomo "pieno di senso dell'umorismo, che si poteva stare ad ascoltare per ore". "Contro di lui - conclude - ho perso qualche battaglia, ma ho vinto la guerra per una Polonia libera. Ignoro le sue motivazioni e lascio dunque il giudizio a Dio".Fu lo stesso
Jaruzelski a intavolare nel 1989 i
negoziati con Solidarnosc, la
cosiddetta "Tavola Rotonda", che portò a un graduale passaggio
alla democrazia. Eletto poi presidente, formò un
governo di
transizione guidato da Solidarnosc, il cui leader, Walesa, fu
eletto presidente dopo di lui, nel 1990.
Ciò nonostante nel 2006, ai tempi in cui in Polonia erano al
potere i fratelli Kaczynski, l'Istituto nazionale per la
Memoria, istituita per indagare e ricostruire sui crimini
dell'era comunista, lo incriminò per la repressione nel periodo
della legge marziale (1981-89). Ritiratosi dalla politica, era pensionato dalle forze armate dal
1991.