Millecento sono già tornati nell’arco di due giorni. Altri quattrocento potrebbero tornare nelle prossime ore. Il piano di rientro degli italiani dalla Libia procede a ritmi serrati tra voli Alitalia e C-130 militari. Al largo della zona di Misurata staziona anche il cacciatorpediniere Mimbelli, pronto a recuperare alcune decine di lavoratori di società italiane. Il ministro della Difesa Ignazio La Russa assicura che la fornitura di mezzi militari, prevista nel trattato di amicizia tra Italia-Libia, è sospeso. Associazioni pacifiste denunciano però esportazioni italiane di armi leggere nel 2009 per 79 milioni di euro. Notizia smentita dalla Beretta.Dei circa 1.500 italiani presenti in Libia, dunque, più di due terzi sono già a casa. Il capo dell’Unità di crisi della Farnesina, Fabrizio Romano, spiega che l’Alitalia ha messo a disposizione sulle tratte libiche aeri di maggiore capacità. Altri voli speciali sono stati finanziati dal governo. Due missioni sono state organizzate dall’aeronautica militare con i C-130 della 46/a brigata aerea di Pisa. L’ultimo ieri sera: due velivoli sono atterrati a Pratica di Mare. Sul primo 30 connazionali e 30 funzionari stranieri delle Nazioni Unite. Nel secondo altri 50 italiani, più altrettanti cittadini europei. L’imbarco è avvenuto a Sebha.«Tutti gli italiani che volevano lasciare la Libia sono rientrati », assicura il sottosegretario agli Esteri Stefania Craxi: «In 48 ore sono state rimpatriate un migliaio di persone, l’ambasciata ha funzionato». «Non ci sono tantissimi italiani che vogliono partire», precisa il ministro della Difesa la Russa. «Nel Sudest ce ne sono circa 50 – aggiunge – che non possiamo raggiungere al momento perché non abbiamo le autorizzazioni. Altri 100 sono partiti da un aeroporto del Sud, dove restano 20 connazionali privi di documenti». Un altro gruppo a Bengasi «è pronto a partire sulla nave italiana della Andrea Doria usata dai cinesi. A Tripoli ci sono più italiani, ma finora non tutti hanno chiesto di essere rimpatriati».Per i lavoratori della Danieli e di altre società, però bloccati nella città di Misurata, è arrivata in acque internazionali il cacciatorpediniere Mimbelli della marina militare. La nave ieri sera aveva ricevuto «una prima autorizzazione ad avvicinarsi», anche se l’operazione richiede la massima cautela, perché è un mezzo militare e le condizioni del mare sono difficili. Il ministro della Difesa ricorda che «non abbiamo motivo di dubitare che il trattato con la Libia», resta valido anche se «il problema è la sua applicazione». Sulla fornitura di mezzi militari prevista dall’accordo, La Russa frena: «In questo momento non stiamo fornendo armi alla Libia». Rete italiana per il disarmo e Tavola della pace sostengono però che «nel 2009 l’Italia ha triangolato attraverso Malta al regime di Gheddafi oltre 79 milioni di euro di armi leggere ad uso militare della ditta Beretta. È anche con queste armi che l’esercito sta sparando sulla popolazione». Una notizia «certa e documentata», dicono le ong, confermata da un funzionario del ministero degli esteri di Malta e da una fonte diplomatica Ue. «Notizia priva di qualunque fondamento», replica la Fabbrica Pietro Beretta di Brescia.