Primo passo avanti nel tentativo
di rallentare e gestire l'esodo finora incontrollato dei
migranti in marcia verso l'Europa lungo la Rotta balcanica.
Dopo un avvio teso delle discussioni con
Croazia, Slovenia,
Ungheria e Bulgaria e un forte pessimismo a metà del minivertice
sulla capacità di arrivare a un risultato, il presidente della
Commissione Ue
Jean-Claude Juncker è riuscito a strappare in
extremis un accordo in 17 punti operativo da subito. Principi
chiave: la
registrazione dei migranti che altrimenti non avranno
diritti e la
creazione di 100mila posti di accoglienza, di cui
50mila in Grecia e altri 50mila nei Paesi lungo i Balcani.
"Ora bisogna mettere in pratica questi impegni", perché "in
Europa i problemi degli uni sono i problemi degli altri", ha
ammonito Juncker, sollevato che alla fine "lo spirito europeo"
sia prevalso. Perché, ha tuonato, è "inaccettabile che nel 2015
la gente sia lasciata dormire nei campi e attraversare fiumi con
l'acqua sino al petto in temperature glaciali".
I punti operativi del piano prevedono innanzitutto
l'assistenza per i migranti: riparo, acqua, cibo, assistenza
sanitaria. Gli Stati avranno il sostegno dell'Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr) e se
necessario del meccanismo europeo di protezione civile. Poi la
gestione dei flussi: per prima cosa, i Paesi dovranno
scambiarsi quotidianamente le informazioni su chi entra ed esce,
mentre saranno creati 100mila nuovi posti di accoglienza sempre
con il sostegno Ue e Onu, mentre interverranno poi anche Bei e
Berd."Il ricollocamento dei rifugiati in tutti gli stati membri
è un dovere, ma perché questo sia possibile infrastrutture di
accoglienza devono essere messe in piedi dove ci sono gli
hotspot", ha affermato l'Alto commissario Onu ai rifugiati
Antonio Guterres. Nessun Paese potrà quindi più scaricare in
massa i migranti alle frontiere dei vicini senza prima il loro
accordo, mentre questi dovranno essere registrati.
"Senza
registrazione, nessun diritto", ha messo in chiaro Juncker. Poi
il rimpatrio di chi non ha diritto alla protezione
internazionale. E infine un maggior controllo delle frontiere
esterne: Frontex verrà rafforzato nella missione Poseidon
nell'Egeo, al confine tra Turchia e Bulgaria, a quello tra
Grecia, Albania e Macedonia per la registrazione dei migranti e
così anche tra Croazia e Serbia, mentre la Slovenia entro una
settimana dispiegherà, tramite cooperazione bilaterale, 400
agenti di polizia.
Ogni settimana la Commissione monitorerà
l'applicazione delle misure. "Oggi abbiamo fatto la posa della prima pietra dell'edificio,
ora dobbiamo fare ulteriori passi in avanti", ha detto
soddisfatta la cancelliera Angela Merkel al termine del summit
sui Balcani, convocato da Juncker su sua spinta. "Certo è solo
un contributo e non la soluzione del problema migratorio" ma
almeno garantisce che i rifugiati abbiano "condizioni umane".
La Slovenia aveva avvertito all'inizio della riunione che senza
un'intesa sarebbe stato "l'inizio della fine dell'Unione
europea".
Tutti i Paesi si erano accusati tra di loro: prima lo
'showdown' del premier ungherese Viktor Orban, che aveva chiesto
di seguire il "buon esempio" di Budapest e chiudere i confini,
poi lo scambio di accuse tra Croazia e Slovenia, in una guerra
di cifre record di arrivi con 11.500 in un giorno nella prima e
di oltre 66mila in una settimana nella seconda. E mentre tutti
avevano puntato il dito sulla Grecia, questa a sua volta aveva
scaricato il barile su Turchia e Commissione, quest'ultima
colpevole di non avere invitato Ankara alla riunione.
In mare intanto si continua a morire. Una donna e due bambini
di 2 e 7 anni sono annegati nelle acque davanti all'isola di
Lesbo dopo il naufragio del barcone che li trasportava: altri 7
migranti risultano dispersi. Mentre ieri sera i cadaveri di 40
migranti sono stati ritrovati sulle coste libiche. Anche qui,
almeno altri 30 profughi che si trovavano sul barcone affondato
risultano dispersi.