Giorgos Kyritsis, il sindaco di Kos, ieri era stato chiaro: se non verranno presi provvedimenti per far fronte all'emergenza il rischio è che "la situazione possa sfuggire di mano" e si arrivi a un "bagno di sangue". Dopo gli scontri tra un gruppo di migranti e le forze dell'ordine, oggi è arrivata la risposta del governo con l'invio sull'isola di 12 ufficiali specializzati nella gestione dei flussi migratori (tra cui un interprete arabo), oltre a 250 uomini divisi tra Kos e altre isole in emergenza. Le forze dell'ordine cercheranno di velocizzare le pratiche per l'identificazione e l'assegnazione di documenti agli oltre settemila profughi che ormai dimorano sull'isola, per la maggior parte alloggiati nello stadio dell'isola.
La Grecia sta cercando di gestire un'ondata di arrivi impressionante. Solo a luglio, sono arrivati in 50mila tra siriani, afghani, iracheni, eritrei e cittadini di altri Paesi, più del totale del 2014 e 20mila in più rispetto a giugno. Il viceministro dell'Immigrazione, Tasia Jristodulopulu, ha affermato che entro la fine dell'anno il governo prevede la creazione di 2.500 alloggi. Nel frattempo un nutrito gruppo di rifugiati vive in accampamenti improvvisati ad Atene. E un nuovo centro di accoglienza, nei pressi della capitale, potrebbe essere aperto nei prossimi giorni.
La verità è che la maggior parte delle migliaia di persone arrivate senza documenti, e in piena stagione turistica, sulle isole dell'Egeo, sperano di poter proseguire verso la Grecia continentale e poi nel resto d'Europa. Secondo i dati presentati la scorsa settimana dall'agenzia Onu per i rifugiati (Acnur), nei primi sette mesi dell'anno sono sbarcati sulle coste greche 124mila rifugiati e migranti senza documenti, in maggioranza sulle isole di Kos, Lesbos, Jios, Samos e Leros, vicine alla Turchia.
Intanto Medici senza frontiere, che sta assistendo i migranti sull'isola, ha diffuso un comunicato in cui denuncia la cattiva gestione dell'emergenza da parte dellle autorità: “Msf è molto preoccupata di come sta evolvendo la situazione - dichiara Brice de le Vingne, direttore delle operazioni dell'organizzazione - Sempre di più la polizia usa la forza contro queste persone vulnerabili e quella che prima era inazione è diventata un abuso di stato. La grande maggioranza delle persone che arrivano qui sono rifugiati in fuga dalla guerra in Siria o in Afghanistan. Le autorità hanno detto chiaramente che non hanno intenzione di migliorare le loro condizioni perché sarebbe un fattore attrattivo. Ma la verità è che le persone in fuga dalla guerra continueranno ad arrivare, anche se cercheranno di impedirglielo.”