venerdì 20 settembre 2024
Il vice-premier sloveno Mesec: Kiev ha il diritto di difendersi, ma dopo tre anni di combattimento si devono intensificare gli sforzi negoziali
Il vie-premier sloveno Luka Mesec

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“La Slovenia ha sempre condannato l’attacco di Putin all’Ucraina e continuerà a farlo. Ma non deve diventare un pretesto per un’ulteriore militarizzazione dell’Europa che può aprire la strada a nuove tensioni e guerre. Mosca deve essere portata al tavolo delle trattative al più presto, altrimenti il conflitto in Ucraina rischia di durare altri dieci anni”. Luka Mesec, vicepremier e ministro del lavoro, della famiglia e delle pari opportunità del governo sloveno rivendica le battaglie pacifiste che l’hanno visto protagonista in passato, quando era leader del partito ecosocialista Levica (La Sinistra), e in vista dell’incontro in Italia con l’ucraina Oleksandra Matviichuk - premio Nobel per la pace nel 2022 – ribadisce con decisione la scelta euroatlantica dell’esecutivo guidato da Robert Golob, che due anni fa decretò la fine dell’era Jansa allontanando forse definitivamente Lubiana dal gruppo di Visegrad. Mesec si confronterà con Matviichuk domenica prossima 22 settembre a Piacenza, nel corso del Festival del pensare contemporaneo, in un dibattito dal titolo “L’Occidente al voto: democrazie sospese sui due lati dell’Atlantico”.

Il suo partito si è battuto a lungo, anche di recente, contro l’aumento delle spese militari. Come si conciliano queste istanze con il sostegno che anche il vostro governo fornisce all’Ucraina?

Si conciliano molto bene. Ribadiamo la nostra scelta pacifista e l’impegno per la pace ma riteniamo che Kyiv abbia tutto il diritto di difendersi dall’aggressione russa. l’Unione Europea non può lasciarla sola rischiando che sia sopraffatta da una potenza nucleare come la Russia. Non siamo mai stati contrari al sostegno militare all’Ucraina e non lo siamo neanche adesso, dopo quasi tre anni di conflitto. Tuttavia pensiamo che debbano essere anche intensificati gli sforzi negoziali per aprire la strada alla pace. Altrimenti questa guerra rischia di non finire mai.

È plausibile che un negoziato concreto possa essere aperto prima delle elezioni statunitensi?

Penso di no, e anche di questo discuteremo a Piacenza con Oleksandra Matviichuk. Ovvero, di come le recenti e le prossime tornate elettorali condizioneranno il futuro dell’UE e dell’Ucraina. Putin sta aspettando l’esito del voto statunitense, consapevole che se vince Trump la sua posizione uscirà rafforzata ulteriormente.

Molti, non solo all’interno della galassia pacifista, sostengono che non sia giusto aiutare gli ucraini e voltarsi dall’altra parte nei confronti di quanto sta accadendo a Gaza.

Da questo punto di vista credo che la Slovenia non abbia niente da farsi perdonare. Siamo uno dei paesi dell’UE che hanno riconosciuto lo stato palestinese mandando un chiaro messaggio di speranza a quel popolo. Abbiamo condannato con fermezza gli attentati di Hamas ma ancora maggiore è oggi lo sgomento per le stragi che continuano a Gaza. Israele deve smettere di sterminare civili.

Alcuni mesi fa avete cacciato un diplomatico russo accusato di alimentare i sentimenti anti-Nato nella società slovena. Mosca ha sempre considerato i Balcani un’area di grande interesse. Ritenete preoccupanti i suoi tentativi di aumentare la propria sfera di influenza anche nel vostro Paese?

Francamente no. Non abbiamo mai considerato la Russia un nostro nemico e in tempi recenti, se escludiamo gli attacchi informatici rivendicati dai russi che nella primavera scorsa hanno colpito alcuni siti istituzionali sloveni, non si sono registrate particolari criticità. Sono altri i problemi che ci preoccupano.

Ad esempio?

La crescita dell’estrema destra e il fatto che il partito di Jansa sia di nuovo in testa ai sondaggi. È un politico molto simile a Trump, che non perde occasione per mostrare la sua ostilità verso l’UE e fa di tutto per radicalizzare lo scontro sociale creare instabilità nel paese.

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