lunedì 1 agosto 2011
I carri armati dell'esercito siriano continuano a sparare sulla città ribelle dopo il "massacro" di domenica: secondo alcune fonti i morti sarebbero un centinaio. L'Europa regisce: «Siamo molto preoccupati». 
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La Siria ha vissuto ieri una delle giornate più cruente dall'inizio delle proteste contro il regime del presidente Bashar el Assad, lo scorso 15 marzo. Alla vigilia del Ramadan e in una delle città simbolo della rivolta, Hama, i carri armati dell'esercito sono entrati all'alba e hanno compiuto un "massacro": 100 morti, secondo testimoni diretti, almeno 80 per gli attivisti dell'organizzazione Sawasiah, la Bbc e altri media internazionali, centinaia i feriti. Un bilancio solo parziale questo perché la repressione non ha risparmiato altre città dove si contano almeno altri 30 morti, secondo le cifre non sempre collimanti fornite dai media internazionali.La repressione è proseguita anche lunedì: i carri armati hanno nuovamente cannoneggiato la città, provocando almeno altre quattro vittime. L'esercito sarebbe entrato anche a Albu Kamal, dopo due settimane d'assedio.La comunità internazionale, lentamente, reagisce. L'Unione Europea ha annunciato l'applicazione "imminente" di nuove sanzioni verso il regime di Assad. Gli Stati Ue si stanno consultando con una procedura che prevede l'approvazione delle nuove misure per silenzio-assenso. Se entro fine giornata da nessuna cancelleria sarà arrivato parere contrario, le sanzioni saranno approvate. Nel mirino i beni di cinque personalità legate al regime, che saranno congelati.L'Unione, ha aggiunto il portavoce, è "molto preoccupata per la situazione in Siria". Il nuovo giro di sanzioni porterebbe a quattro gli interventi della Ue contro Damasco. «UN MASSACRO»L'agenzia ufficiale Sana, che addossa la responsabilità degli scontri "a gruppi armati", parla solo della morte di due militari nell'incendio di posti di polizia. I colpi dei carri armati hanno iniziato ad abbattersi su Hama, che si trova 210 chilometri a nord di Damasco, con un ritmo di quattro al minuto; i militari hanno preso a sparare con le mitragliatrici pesanti contro la gente, travolgendo le barricate erette dagli abitanti. Decine i corpi, tra cui quelli di donne e bambini, abbandonati per le strade, e gli ospedali pieni di feriti, secondo quanto riferito da Abdel Rahmane, presidente dell'Osservatorio siriano per i diritti umani. Un testimone diretto ha riferito di aver assistito ad un vero e proprio "massacro", i morti, ha assicurato, "sono oltre 100". "I giovani stanno tentando di proteggere le loro famiglie, perché si teme che (le forze di sicurezza e la polizia segreta ndr) vadano casa per casa, a prenderli uno per uno", ha detto ancora il testimone. Secondo una tattica tipica delle operazioni di repressione del regime, dall'alba sono state inoltre tagliate acqua ed elettricità nei quartieri centrali di Hama. Per l'agenzia di stato siriana (Sana) nella città c'é una resistenza di gruppi armati, con cecchini dai tetti, che hanno eretto barricate e rispondono con mitragliatrici e razzi rpg. L'eco del massacro si è rapidamente propagato nel paese e stasera a Deraa, altra città simbolo della rivolta nel sud del paese, centinaia di persone hanno protestato all'uscita dalla moschea principale ma le forze di sicurezza sono intervenute uccidendo altre tre persone, secondo alcuni attivisti. Unanime la condanna internazionale del massacro: dagli Stati Uniti, all'Ue, all'Italia la richiesta alle autorità siriane è di cessare immediatamente le violenze, mentre aumentano le pressioni perché l'Onu assuma una posizione più ferma. Il ministro degli esteri Franco Frattini stasera ha chiesto una convocazione "urgente" del Consiglio di sicurezza dell'Onu e, per domani, una riunione degli ambasciatori della Ue presenti a Damasco. Il presidente Usa Barack Obama ha espresso "orrore" per le violenze e ha chiesto alla comunità internazionale di isolare il presidente Assad. Catherine Ashton, la rappresentante della Ue per la politica estera, si è detta "scioccata" per quanto accaduto e il presidente dell'Europarlamento ha chiesto che il regime, dopo l'ennesimo "massacro", si faccia da parte.
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