martedì 13 luglio 2010
Installata una nuova struttura spessa cinque metri e pesante 40 tonnellate. La fuoriuscita del greggio sembra essersi fermata completamente. Ma per averne la certezza bisognerà aspettare l'esito dei test. Finora Bp ha speso 3,5 miliardi di dollari.
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È stata completata l'applicazione del nuovo tappo sul pozzo petrolifero di Macondo, nel Golfo del Messico, responsabile della più grande catastrofe ambientale nella storia degli Stati Uniti. Lo ha annunciato la "British petreoleum" che ha avviato i test per controllarne l'efficacia che dureranno tra le sei e le 48 ore. Saranno chiuse le valvole del gigantesco coperchio per controllare la pressione interna del pozzo e verificare il flusso del petrolio.Dalle prime immagini tv il nuovo tappo spesso cinque metri e del peso di 40 tonnellate posato dai robot sottomarini sembra aver fermato completamente la fuoriuscita di greggio e sarebbe la prima volta negli 84 giorni da cui è iniziata l'emergenza. Ma la Bp ha avvertito che si tratta di «un sistema che non è mai stato sperimentato a queste profondità», 1600 metri, «e in queste condizioni, e la cui efficienza e capacità di contenere petrolio e gas non può essere garantita».Il comandante Guardia costiera Thad Allen ha parlato di «progressi significativi» ma ha sottolineato che sarà necessario attendere i test per sapere se l'operazione ha avuto successo. Sabato era stato rimosso un altro tappa che arginava solo in parte la fuoriuscita di greggio. La possibile svolta è arrivata poche ore l'annuncio di una nuova moratoria dell'Amministrazione Obama sulle trivellazioni sottomarine che stavolta dovrebbe essere a prova di ricorso legale. SPESI FINORA 3,5 MILIARDI DI DOLLARIIl colosso petrolifero britannico BP ha speso ad oggi 3,5 miliardi di dollari nel tentativo di contenere la marea nera provocata dall'esplosione di una sua piattaforma nel Golfo del Messico. Lo ha annunciato la stessa BP aggiungendo che le operazione in corso per installare un nuovo tappo di contenimento della perdita procedono come previsto.Ma l'emergenza continua: 180mila barili di greggio che sgorgano irrefrenabili a un ritmo di 60 mila barili al giorno dal fondo del Golfo del Messico: se tutto andrà bene Bp riuscirà solo mercoledì a rendere operativo il nuovo tappo sul pozzo Macondo che da aprile inquina il mare e le coste dal Texas alla Florida.«Siamo di fronte a piccoli passi indietro per arrivare a una situazione molto più sicura e abbiamo ogni ragione di credere che funzionerà», ha ammesso il consigliere presidenziale David Axelrod alle tv americane che facevano vedere i robot in azione a 1.600 metri di profondità e il petrolio che sgorga ormai a pieno volume dal pozzo sottomarino.Nonostante questi piccoli passi indietro il presidente Barack Obama ha fiducia nel nuovo piano di Bp, ha detto Axelrod, dopo che nella notte gli ingegneri del gigante petrolifero hanno tolto dal pozzo il vecchio cappuccio in vista dell'installazione della nuova, più massiccia struttura di contenimento. La delicata operazione procede come previsto mentre una flottiglia di 48 navi sta scremando la superficie per raccogliere il petrolio "sparato" dal geyser temporaneamente privo di copertura. «Siamo soddisfatti dei progressi», ha detto oggi  il vicepresidente di Bp Kent Wells.Il nuovo impianto è composto da due strutture alte dieci metri e del peso di 80 tonnellate: quando sarà completamente operativo nei prossimi giorni dovrebbe riuscire a catturare praticamente tutto il greggio che fuoriesce dal pozzo, ha detto l'ex ammiraglio Thad Allen, che coordina le operazioni di contenimento per conto dell'amministrazione Obama. Nel frattempo si attende l'entrata in funzione in serata di un nuovo sistema di raccolta collegata alla nave in superficie Helix Producer che era stato rinviato per il maltempo: dovrebbe servire a aspirare 20 mila barili al giorno. E in ogni caso Bp ha pronti piani di emergenza se la delicata procedura del nuovo tappo dovesse fallire, ha detto Wells.Intanto per la multinazionale del greggio responsabile della marea le cose finanziariamente vanno male tanto che, secondo indiscrezioni della stampa britannica, sono stati aperti negoziati con la concorrente americana Apache Corporation la vendita di attività nel continente americano per un valore di 12 miliardi di dollari (9,5 miliardi di euro circa): fra queste i pozzi a Prudhoe Bay, in Alaska, il più grande campo petrolifero del Nord America, con una produzione di 390.000 barili di greggio al giorno.
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