«Mi sono impegnato in questa battaglia perché siamo una generazione di giovani “divorziati” dai nostri genitori e cerchiamo valori autentici, a cominciare dalla famiglia». Clément, 21 anni, lavora in uno studio ottico a Caen, capoluogo normanno sulla Manica. Ha rivelato a tanti la propria omosessualità solo di recente, quando si è schierato accanto a centinaia di migliaia di altri giovani francesi nel movimento pacifico di sensibilizzazione e protesta contro le nozze e adozioni gay. All’indomani del clamore suscitato dal suicidio nella cattedrale di Notre Dame del sedicente editore e saggista “pagano” Dominique Venner, noto nelle cerchie ultranazionaliste transalpine per le sue teorie “eroiche” e “imperialiste”, Clément è giunto a Parigi su quella stessa Esplanade des Invalides dove Benedetto XVI pronunciò il 13 settembre 2008 un’omelia memorabile. Assiste alla presentazione della nuova grande mobilitazione di domenica prossima contro la legge Taubira, appena promulgata dal presidente socialista François Hollande. Questa tappa legislativa finale non ha affatto scoraggiato Clément e tanti altri giovani simpatizzanti della Manif pour tous, la vasta cordata associativa al centro dei cortei chilometrici degli ultimi mesi. Non lontano, c’è pure Xavier Bongibault, anch’egli ventunenne, fondatore del collettivo Plus gay sans mariage, associazione omosessuale contro la legge Taubira. La presenza nei tre cortei previsti domenica di giovani omosessuali, oppure simpatizzanti di sinistra, o ancora di tradizione musulmana, ebraica o buddista, sarà la migliore prova che la possente fiammata generazionale dell’ultimo semestre ha ben poco a che vedere con le categorizzazioni e gli stereotipi di certi soloni della sociologia o media filogovernativi, sempre pronti a denigrare «questa generazione di giovani cattolici reazionari». Il celebre saggista Jean-Claude Guillebaud è fra gli intellettuali che hanno ammesso con umiltà di assistere a un fenomeno giovanile nuovo, spontaneo e proprio per questo ancor più travolgente. A proposito dei cristiani, Guillebaud ha sostenuto: «Meritavano di essere presi in considerazione con generosità. Da parte mia, attraverso i libri, scopro ogni settimana dei giovani autori cristiani che sfuggono alle nostre vecchie categorie: sinistra, destra, progressisti e via dicendo». In effetti, le anguste ideologie care a personaggi come Venner – ma anche i preconcetti delle femministe ultrà Femen, che ieri hanno fatto a loro volta irruzione a Notre Dame per mimare sinistramente il gesto del suicida –, non sembrano sfiorare questi giovani, assetati di «autenticità» e «verità», come spesso ripetono. La fede accende il cuore di tanti, ma quasi tutti dicono di volersi impegnare «in uno spirito repubblicano». A 18 anni, Diane segue già i corsi a Sciences Po, l’università dell’élite transalpina. Ci spiega senza remore: «Siamo stufi dei cosiddetti valori del Sessantotto. Hanno costruito una società marcia e abbiamo voglia d’invertire questo processo». Non lontano da lei, non passa inosservato il foulard marrone sul capo di Fatima, studentessa ventiquattrenne in lingue, musulmana e residente nella banlieue: «Sentiamo che dietro questa legge c’è un progetto di società ben più ampio. Il governo è rimasto sordo di fronte alla nostra battaglia democratica, nonostante dica di voler difendere con le armi la democrazia in Mali. Non sono contro gli omosessuali, ma non svegliarsi oggi significa abbandonare domani i nostri figli». È venuto alla presentazione della Manif pure Jean-Baptiste, 20 anni, studente in legge parigino, credente e praticante: «Le conseguenze di questa legge sono enormi e mi sento in particolare contro la mercificazione del corpo umano. Voglio difendere le mie idee e i fondamenti della società, che non possono essere modificati con una semplice legge ordinaria». Tanti ventenni come loro continuano ad assaporare lo spirito di solidarietà generazionale e la gioia delle riunioni notturne all’aperto del cosiddetto movimento dei veilleurs, nutrite di letture a voce alta e accordi di chitarra: il Vangelo e Gandhi sono spesso citati, ma brillano pure le scintille del Piccolo Principe di Saint-Exupéry e dell’Antigone di Sofocle, di Dostoievski e Hugo, Camus e Hannah Arendt. Queste notti d’ebbrezza a lume di candela, passate talora ad allontanarsi pacificamente dai cordoni di sicurezza della gendarmerie, hanno nutrito pure le riflessioni di Louise, studentessa ventitreenne nata nella banlieue: «Non vogliamo più essere consumatori incapaci di riflettere, o individualisti senza il senso del vivere assieme, della fratellanza, dell’attenzione verso i più deboli, in particolare i bambini». Come dice il nome, i veilleurs restano svegli come sentinelle. Forse non per sostare nelle retroguardie della Francia di domani.