giovedì 28 aprile 2016
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LILONGWE L o chiamano il “popolo degli invisibili”. Il 90 per cento degli abitanti del Malawi, il più povero Paese dell’Africa, non è iscritto all’anagrafe. Un’eredità del periodo coloniale, terminato nel 1964, in cui l’iscrizione al registro nazionale era obbligatorio solo per gli stranieri residenti. Nei decenni successivi all’indipendenza, “l’invisibilità legale” dei bambini si è mantenuta. Fino al 2010. In quell’anno il governo ha deciso di istituire il National Register Act. I decreti attuativi sono, però, entrati in vigore solo nell’agosto 2015. Per colmare il ritardo, la Comunità di Sant’Egidio, in Malawi dal 1999, ha avviato una collaborazione con l’esecutivo locale per procedere alla registrazione della popolazione. I risultati, in questi primi quattro mesi di lavoro, sono incoraggianti. Il programma Bravo! – acronimo inglese di “registrazione anagrafica per tutti” e già attivo in vari Paesi del Continente tra cui Mozambico e Burkina Faso – ha raccolto, nel solo distretto di Balaka, 20mila richieste. Come sottolineato da Marco Impagliazzo, presidente di Sant’Egidio, in visita in questi giorni in Malawi, la registrazione è la premessa per l’accesso ad ogni altro diritto: consente di studiare e lavorare legalmente, rende i bimbi meno vulnerabili dal rischio di venire reclutati dai gruppi armati o vittime di schiavitù, abusi sessuali, matrimoni precoci. Grazie a Bravo! – ha spiegato Impagliazzo – «i bambini non sono più invisibili. Esistono e con loro esistono le loro famiglie. Ed esiste quindi tutta una società. Con l’applicazione della legge per la registrazione, il Malawi compie un passo decisivo per lo sviluppo del Paese, fondato sul riconoscimento dei diritti fondamentali dei cittadini». ( Lu.C.) © RIPRODUZIO NE RISERVATA
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