venerdì 22 luglio 2022
Le 130 pagine del documento con il timbro «restricted» riportano «chiari modelli di gravi violazioni del diritto umanitario internazionale attribuibili principalmente alle forze armate russe»
L'Osce: ecco le stanze delle torture nei territori occupati dai russi
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Le stanze delle torture erano state allestite per durare. Ne hanno trovate ovunque nei territori occupati dai russi costretti poi a ripiegare. E proprio durante la precipitosa ritirata gli occupanti non hanno avuto molto tempo per distruggere le prove. In molti casi non ci hanno neanche provato, come a voler lasciare sui corpi e sui tavolacci della mattanza il marchio della vendetta e l’avvertimento per quando sarebbero tornati.

Gli investigatori dell’Osce, l’Organizazzione per la cooperazione e la sicurezza in Europa hanno perfino dovuto ammettere di non avere considerato a sufficienza la portata dell’orrore.

Nel loro secondo rapporto di 130 pagine con il timbro «restricted», il resoconto «riservato » rivela sevizie e pratiche che ora sono provate da riscontri messi a disposizione della giustizia internazionale. «La missione ha identificato due nuovi fenomeni allarmanti che non erano stati inclusi o a cui non era stata prestata sufficiente attenzione nel primo rapporto – si legge nel nuovo dossier –, vale a dire la creazione e l’uso dei cosiddetti centri di filtraggio».

Sfollati dal Donbass all'arrivo nella regione di Rostov in Russia

Sfollati dal Donbass all'arrivo nella regione di Rostov in Russia - Ansa

Sono le centrali delle deportazioni verso la Russia in direzione dei territori sotto il controllo delle forze di Mosca. Ma arrivarci da vivi è già una fortuna. L’Osce ha documentato «chiari modelli di gravi violazioni del diritto umanitario internazionale attribuibili principalmente alle forze armate russe». Ci vuole fegato anche solo per leggere fino a che punto si stiano spingendo i criminali in divisa: «I segni di tortura e maltrattamento sui cadaveri dei civili uccisi mostrano anche il mancato rispetto del principio di umanità che dovrebbe guidare l’applicazione del diritto internazionale umanitario nelle operazioni militari».

Di Bucha si sa quasi tutto. Di Zabuchchya quasi nulla. È un piccolo villaggio con case in sassi a mezz’ora da Kiev. Erano i giorni del tentato assedio sulla capitale, dalle nevi di febbraio al primo caldo primaverile di fine marzo. «Sono stati scoperti in uno scantinato 18 corpi mutilati di uomini, donne e bambini assassinati», riporta l’Osce. Non sono stati ammazzati a sangue freddo. A Bucha i civili sono stati trucidati nel corso della ritirata, falciati dalle raffiche sparate dai fuggiaschi. A Zabuchchya no. Gli aguzzini hanno avuto tutto il tempo per spiegare che sotto la bandiera di Putin la musica sarebbe cambiata. «Ad alcuni – scrivono gli specialisti dell’Osce – erano state tagliate le orecchie, ad altri erano stati strappati i denti».

A 400 chilometri di distanza, in direzione del Donbass, «altre camere di tortura sono state trovate a Trostyanets, nell’oblast di Sumy». Più a Sud, nell’area di Kherson, la provincia dove nelle prossime settimane si concentrerà la controffensiva Ucraina in direzione della Crimea «sono stati registrati attacchi intenzionali contro gli anziani. Le testimonianze ricevute dalla missione sostengono che i soldati russi – informa il dossier – sparano e feriscono anche i civili che vogliono lasciare o entrare nella regione di Kherson». I “centri di filtraggio” sono una delle vergogne di questo conflitto. Decina di migliaia di esseri umani rastrellati, fatti prigionieri e portati in Russia contro la loro volontà.

La riprova della tendenza «ad aggirare gli obblighi internazionali consegnando le persone detenute alle due cosiddette Repubbliche Popolari e lasciando che si impegnino in pratiche problematiche, tra cui l’imposizione della pena di morte». I numeri delle sparizioni sono volutamente nascosti da Mosca, che scarica eventuali responsabilità sulle repubbliche separatiste, che a loro volta negano l’esistenza di questo fenomeno. Al contrario «la missione ha ottenuto la conferma dell’esistenza di casi di deportazione, anche se il numero preciso è difficile da determinare».

L’Osce comprende 57 Stati partecipanti di tre continenti. I residenti negli Stati dell'Osce sono oltre un miliardo. Tra gli stati apartenenti vi è proprio la Federazione Russa, mentre non aderiscono gli Stati Uniti.

La Commissione ucraina per i diritti umani ha sostenuto a metà maggio che la Russia ha trasferito più di 210.000 bambini durante il conflitto, parte degli oltre 1,2 milioni di ucraini deportati contro la loro volontà. Come in ogni guerra, la brutalità finisce per contagiare i fronti, confondendo talvolta vittima e carnefice. «Gli esperti hanno scoperto sui social immagini di soldati e civili che mostravano chiaramente che i loro resti non venivano trattati in modo rispettoso. La missione è riuscita a confermare il mancato rispetto dei morti da parte di entrambi i belligeranti».

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