Precipita la crisi politica nel Regno Unito: come preannunciato dai media, oggi è arrivato l'annuncio ufficiale delle dimissioni dello speaker della Camera dei comuni (la carica corrisponde a quella italiana del presidente della Camera), Michael Martin, sull'onda dello scandalo dei rimborsi facili delle spese dei parlamentari. Speculazioni in proposito hanno cominciato a circolare dopo la riunione di gabinetto dei ministri, con voci di pressioni su Martin giunte anche dal premier laburista Gordon Brown. Una portavoce dello speaker ha poi confermato che nel pomeriggio Martin avrebbe rilasciato una dichiarazione "su se stesso". E così è stato. Martin, 63 anni, alla guida dei Comuni dal 2000, è stato accusato da più parti di aver chiuso un occhio su richieste eccessive di rimborsi e di non aver garantito effettiva trasparenza in materia. Le pressioni su Martin, giunte da più parti, si sono rafforzate dopo che ieri 23 deputati hanno approvato una mozione di sfiducia nei suoi confronti presentata dai conservatori. Il numero dei voti era insufficiente, ma il messaggio era chiaro. E i conservatori, che sperano in una vittoria alle prossime elezioni, non vogliono fermarsi qui. "Rimuovere Michael Martin non è la fine, è l'inizio. Un nuovo speaker deve essere riformista", ha detto Douglas Carswell, il deputato conservatore che ha presentato la mozione di sfiducia.È la prima volta in 300 anni che lo speaker della Camera si dimette.
La polizia non indagherà. Scotland Yard, comunque, ha annunciato che non indagherà su come i documenti sui rimborsi spese dei deputati britannici siano finiti al Daily Telegraph, che poi ha fatto esplodere lo scandalo. Magistrati e capi della polizia hanno concluso che una simile indagine "non sarebbe nell'interesse pubblico". Era stato proprio lo speaker Michael Martin a chiedere l'intervento della polizia sulla fuga di notizie, apparendo più preoccupato del fatto che fossero venute a galla le spese 'allegrè dei deputati, che di far luce sul sistema dei rimborsi.