La banca del caldo a Londra in aiuto a chi fatica a pagare la bolletta - Napoletano
Al civico numero uno di Kennington Road, a sud del Tamigi, tutto è quasi pronto. Appena il freddo comincerà a mordere, ormai è questione di giorni, il centro di accoglienza della fondazione Oasis, punto di riferimento per gli indigenti del quartiere, si convertirà in una “banca del caldo”. Un rifugio a ore per chi non può permettersi di accendere i riscaldamenti a casa. L’iniziativa è una delle prime a prendere forma nel Regno Unito. Ma non l’unica. L’impennata dei prezzi di gas ed elettricità innescata dalla guerra in Ucraina ha costretto associazioni e comuni a organizzare la resistenza della popolazione più esposta al carovita all’avanzata del “Generale inverno”. Perché di freddo, così come di fame, si può morire.
L’idea di donare tepore a chi non può pagare le bollette che la crisi energetica ha fatto schizzare è simile a quella dei banchi alimentari che recuperano le eccedenze della produzione agricola e industriale per ridistribuirle, gratuitamente, a chi non ha cibo da portare in tavola. La “banca del caldo” in allestimento alla fondazione Oasis di Lambeth North, sarà aperta tutti i giorni, la sera, negli stessi locali che di giorno, nell’ala ristrutturata di Christ Church, fanno da casa alla comunità di famiglie, giovani e pensionati che cercano aiuto per arrivare a fine mese. Cibo, vestiti, giocattoli per i bambini e, se possibile, una parola di conforto.
Lo spazio su due piani è pulito e curato. Attrezzato con tavoli di legno, poltroncine colorate e lampade a led. Piante di ficus (vero) e di edera (finta) fanno da arredo. Al piano terra è attivo un angolo bar che offre te e caffè. Il frigorifero a vetri posto all’estremo opposto è carico di melanzane, aglio, patate e prezzemolo messi a disposizione degli ospiti dai negozianti del vicinato. Una tenda degli indiani svetta nell’area giochi per bambini. Al piano superiore si trova invece la biblioteca con le postazioni computer per collegarsi al web. È qui che molti verranno a trascorrere le rigide serate invernali.
In “banche del caldo” si stanno convertendo anche teatri, chiese e gallerie d’arte. Non solo a Londra. Iniziative simili a quella di Oasis si registrano a Birmingham, Dundee, Bristol e Sheffield. Come pure a Glasgow e Aberdeen, in Scozia, dove il termometro può scendere fino a cinque gradi sotto lo zero. La biblioteca comunale di Devonport ha deciso di portare da due a sei i giorni l’apertura serale per ospitare più a lungo chiunque necessiti di un caldo ristoro. Il gestore del teatro reale di Plymouth non chiederà alcun biglietto a chi, durante gli spettacoli, chiederà di entrare solo per godere del tepore della hall. Il parroco della chiesa di Sant’Andrea, a Shifnal, sta organizzando corsi di alfabetizzazione internet e distribuzione di zuppe bollenti destinate a chi, tra le 10 e le 16, sceglierà i locali della sagrestia come rifugio.
L’ente di beneficenza Age UK ha stimato che negli ultimi 60 anni in Galles e Inghilterra sono morte a causa del freddo 2,5 milioni di persone. Soprattutto anziani. Le “banche del caldo” sono la risposta dal basso a un’emergenza che, quest’anno, potrebbe diventare ancor più grave. Non rassicurano le politiche del governo che ha promesso, sì, un tetto di 2.500 sterline all’anno alle bollette energetiche ma ha glissato su come aiutare le famiglie che vedranno comunque raddoppiati i conti in fattura. Sul Paese incombe anche lo spettro di possibili blackout di tre ore al giorno, con preavviso di 24 ore, in caso di tracollo delle forniture elettriche. Scenario remoto, rassicura il gestore National Grid, ma che fa paura.