giovedì 4 giugno 2009
Lascia Blears (Comunità), anche lei coinvolta nello scandalo delle note spese gonfiate. Il premier affronta le Europee e il voto per il rinnovo di 34 comuni nel pieno di una tempesta politica e con un calo verticale della popolarità. Sembra quasi certo un rimpasto dell’esecutivo.
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«Se il governo cade a pezzi la colpa è di una persona sola, del suo leader». David Cameron, segretario del partito conservatore britannico sferza l’ennesimo attacco a un premier, Gordon Brown, già bastonato da mesi di pessimi sondaggi; settimane di scandali per i rimborsi spese gonfiati e giorni segnati dalle dimissioni di alcuni pezzi fondamentali del suo governo. Martedì il ministro degli Interni Jacquie Smith ha confermato che se ne andrà e ieri è stata la volta di quello per le Comunità Hazel Blears anche lei coinvolta nello scandalo delle note spese. La Blears aveva chiesto rimborsi per tre diverse proprietà in un solo anno, utilizzando almeno cinquemila sterline per l’acquisto di mobili in tre mesi. La Smith, invece, era stata coinvolta nello scandalo dopo che il marito aveva inserito due film porno nella nota spese. «A questo Paese – ha continuato ieri alla Camera dei Comuni Cameron, appoggiato dall’altro leader dell’opposizione, il liberaldemocratico Nick Clegg – serve un nuovo leader. A questo Paese servono elezioni anticipate. Siamo al collasso». Brown ha confermato che dopo il voto (europee e il rinnovo di 34 comuni) si concentrerà in un rimpasto di governo ma intanto sono già quattro i membri dell’esecutivo che hanno confermato la loro uscita di scena prima di aspettare l’annuncio ufficiale, forse già lunedì prossimo. Prima della Smith e della Blears avevavno annunciato le dimissioni Beverly Hughes, ministro dei Bambini e Tom Watson, ministro di Gabinetto. Rimane incerta la posizione del Cancelliere dello Scacchiere Alistair Darling anche se ieri la maggiorparte dei giornali londinesi sosteneva che questo sia già stato sostituito dall’attuale ministro per la Pubblica Istruzione Ed Balls, un forte sostenitore di Brown. Pare invece salda la posizione del ministro degli Esteri David Miliband il quale ha confermato di non avere alcuna intenzione di lasciare il suo ufficio.Se nessun partito è uscito immune dalla vicenda dei rimborsi spese, è però quello al governo, il Labour, sostengono i sondaggi, che sarà il più penalizzato oggi alle urne. Ieri nei corridoi di Westminster si parlava addirittura di un complotto che vedrebbe presto Brown sostituito dal ministro della Sanità Alan Johnson. Lo stesso Johnson si è sentito in dovere di negare: «Gordon Brown sta facendo il suo lavoro e non c’è nessuno che lo può fare meglio di lui». Brown ha detto in più di un’occasione nelle ultime settime offuscate dagli scandali dei rimborsi gonfiati che la sua missione è solo quella di ripulire il sistema delle spese e di aiutare i cittadini in un momento di forte crisi finanziaria, ma è ovvio che ormai le sue preoccupazioni non si fermano qui. È infatti proprio in questo momento di crisi, ha detto Nick Clegg, «in questo momento in cui la gente ha bisogno di azione e di aiuto che il paese non ha un governo ma un vuoto».
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