domenica 3 agosto 2014
COMMENTA E CONDIVIDI
Nei primi decenni del Dopoguerra, la Francia è divenuta una terra prediletta d’accoglienza per centinaia di migliaia di ebrei provenienti soprattutto dai Paesi arabi nordafricani: con oltre 600mila membri, la comunità ebraica transalpina resta oggi la più importante d’Europa. Ma da qualche tempo, la percezione positiva della Francia nel mondo ebraico si appanna pesantemente. Nel primo trimestre 2014, c’è stata un’impennata del 40% degli atti antisemiti rispetto allo stesso periodo del 2013. E questa fosca scia è finita nuovamente sotto i riflettori mediatici dopo gli attacchi delle scorse settimane a sinagoghe e negozi alimentari ebraici, perpetrati a margine di manifestazioni di piazza filo-palestinesi a Parigi e nella banlieue. Ieri invece i cortei nella capitale sono stati pacifici. Secondo gli analisti, le critiche contro la politica governativa israeliana si confonderebbero sempre più pericolosamente con una nuova recrudescenza antisemita, come pare avvenire pure al di là della Manica, dove l’associazione “Community security trust” ha recensito 130 crimini antisemiti solo a luglio nel Regno Unito, contro i 340 del semestre precedente. In Francia, un’altra spia dell’insicurezza proviene dagli espatri ebraici, soprattutto verso Israele. Fino al 2012, erano annualmente inferiori ai 2mila, mentre quest’anno potrebbero superare i 5mila, dopo i 3.289 dell’anno scorso. Un’ondata di rabbia e paura si era già propagata nel marzo 2012, dopo l’assalto terroristico a Tolosa contro la scuola confessionale Ozar Hatorah, con tre bambini e un insegnante barbaramente assassinati dal “mostro del Midi” Mohammed Merah, giovane jihadista dichiarato. Adesso, la classe politica transalpina denuncia «l’antisemitismo puro» degli ultimi episodi, compresi i «morte agli ebrei» scanditi in coro nelle piazze, ma intanto un altro giovane jihadista francese, Mehdi Nemmouche, è pesantemente indiziato come autore dell’attentato dello scorso 24 maggio presso il Museo ebraico di Bruxelles: 4 morti e una nuova vampata di terrore nelle comunità ebraiche d’Europa. Oltralpe, suscitano tanta rabbia anche le provocazioni dello showman Dieudonné, all’origine della famigerata “quenelle”, gesto di stampo antisemita presentato spesso come un “saluto nazista al contrario”. La Francia ospita parallelamente la principale comunità musulmana europea, che comprende fra 5 e 6 milioni di persone. Le autorità temono dunque di continuo una vasta e devastante «importazione dell’odio». Ma di «nuova ondata antisemita» si parla ormai in molti Paesi europei, soprattutto laddove dei partiti politici alimentano l’odio. In Grecia e Ungheria, i movimenti d’estrema destra Alba dorata e Jobbik moltiplicano da anni le provocazioni. E anche la scandinava Malmö, terza città svedese, ha registrato di recente un’impennata di atti contro la locale comunità ebraica di 700 persone, compreso un attentato dinamitardo nell’ottobre 2012. Il sindaco uscente Ilmar Reepalu è additato per l’ambiguità di tante esternazioni.  Olanda, Germania (con attacchi e bombe molotov alle sinagoghe) e Italia sono anch’esse esposte all’ondata odiosa di aggressioni, dichiarazioni dal vivo o sulle reti digitali, iscrizioni, come hanno appena mostrato in modo eloquente le scritte lasciate in molte strade di Roma. In questo clima, crescono gli investimenti per proteggere le istituzioni ebraiche di tutt’Europa. Il governo britannico, ad esempio, stanzia ormai annualmente 2,5 milioni di sterline per rendere più sicure le scuole confessionali ebraiche del Paese.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: