mercoledì 17 giugno 2009
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«Se uno perde le elezioni e poi si proclama vin­citore, in qualsiasi lin­gua, colpo di Stato è la parola giu­sta: la trovo assolutamente appro­priata ». È così che la pensa Marjan Satrapi, l’illustratrice iraniana di­venuta celebre grazie alla serie “Persepolis”, autobiografia a fu­metti da cui è stato tratto l’omoni­mo film d’animazione premiato al Festival di Cannes nel 2007. La Satrapi, che vive da diversi an­ni a Parigi, ha ri­sposto alle doman­de di Avvenire a margine di una conferenza stampa che si è svolta ieri presso la sede del Parlamento euro­peo a Bruxelles. Che cosa ha voluto dire al Parlamento europeo? Sono venuta come persona, come artista, non come rappresentante di un partito politico. Ci sono mi­lioni di iraniani che manifestano, a loro pericolo. Rischiano di essere arrestati, feriti, uccisi. Tutti sanno che queste elezioni non sono rico­nosciute. L’insieme della comunità internazionale e il Parlamento eu­ropeo domandano che ci sia un’al­tra elezione. Io non sono per l’in­terventismo occidentale, ma que­sto non è interventismo occiden­tale. Cos’è? Si tratta solo di ascoltare la voce de­gli iraniani. Riconoscere Ahmadi­nejad oggi come legittimo, signifi­cherebbe dire che il popolo irania­no è illegittimo. Non possiamo far­lo. Abbiamo l’occasione per stabi- lire un clima di pace, con Obama presidente degli Stati Uniti, e non bisogna perderla. Sono qui perché mi uccide vedere quello che sta succedendo, mi uccide vedere le persone uccise. Il mondo deve sa­pere che gli Iraniani non vogliono distruggere Israele, che gli iraniani vogliono la pace e ritrovare il loro posto nella comunità internazio­nale. Quali informazioni circolano nel Paese? Malgrado il fatto che abbiano bloc­cato gli Sms e disturbato le tra­smissioni di Bbc e affini, ci sono delle immagini che pas­sano su Facebook e YouTube e le infor­mazioni alla fine circolano. Ci sono alcune cose però che non compaio­no sulla stampa: la proporzione di voti su 1000 schede è la stessa che su 40 milioni di schede, il che è impossibile in un’elezione normale. Soprattutto con un’affluenza tan­to alta. Già. Più di 13 milioni di iraniani che non avevano votato la volta prece­dente sono andati a votare per il cambiamento; la legislazione ira­niana prevede che lo spoglio av­venga 72 ore dopo le elezioni, men­tre questa volta è successo dopo 20 ore. Ci sono milioni di persone nel­la strade: andiamo a votare una se­conda volta. Se Ahmadinejad ha a­vuto il 63 per cento dei voti, li ri­prenderà. Ma stavolta i rappresen­tanti di tutti i partiti dovranno es­sere presenti, per controllare che le elezioni non siano falsate una se­conda volta, ovviamente.
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