Fuga di massa da un carcere di Bengasi: più di mille prigionieri sono scappati dalla struttura nel capoluogo della Cirenaica. L'evasione di massa è stata resa possibile da un arivolta all'interno della prigione sostenuta - secondo le forze di sicurezza - «da un attacco dall'esterno. Oltre 1.000 detenuti sono scappati. Le forze speciali sono state chiamate per rafforzare la sicurezza ma è stato loro ordinato di non aprire il fuoco sui prigionieri». Bengasi, culla della rivolta contro Muammar Gheddafi, è la città teatro delle maggiori violenze sin dalla caduta del regime nel 2011. La fuga avviene in un momento di particolare tensione in tutta la Libia e, in particolare a Bengasi, dove venerdì è stato assassinato un avvocato e militante politico molto noto: Abdessalem al-Mesmary, avvocato anti-islamista, noto per il suo impegno a favore della creazione di uno Stato secolare in Libia. In serata centinaia di persone sono scese in piazza e hanno preso d'assalto il quartier generale in città del Partito per la Giustizia e la Costruzione, braccio politico dei Fratelli Musulmani. L'uomo è stato ucciso mentre usciva da una moschea al termine della preghiera del venerdì. Nella notte diverse centinaia di dimostranti sono scesi in strada per denunciare l'omicidio di Abdessalem al-Mesmary. Torme di giovani a un certo punto si sono diretti verso la sede in città del Partito per la Giustizia e la Costruzione, la folla ha accusato la formazione radicale di essere inoltre mandante di due altri delitti: un agente di polizia e di un ufficiale dell'Esercito. Manifestazioni anche a Tripoli, dove numerose persone si sono radunate nel cuore della capitale al grido di «Il sangue dei martiri non è stato versato invano!» e «Solidarietà con Bengasi!».Mesamary, una delle figure che diede il via alla rivolta del 2011 contro il vecchio regime di Muammar Gheddafi, co-fondatore del movimento politico filo-rivoluzionario che sarebbe poi salito al governo del Paese nord-africano, era noto per le sue posizioni intransigenti nei confronti dei Fratelli Musulmani, cui imputava di voler prendere il potere per trasformare la Libia in uno Stato teocratico, nonostante la contrarietà della maggior parte della popolazione.Il primo ministro libico Ali Zeidan ha annunciato oggi la chiusura delle frontiere terrestri con l'Egitto per impedire di lasciare il Paese - questa la motivazione ufficiale - ai responsabili dell'uccisione, di al-Mesmari. Zeidan ha precisato che sarà reso possibile l'attraversamento della frontiera solo alle merci. In ogni caso, ha aggiunto, «al Cairo sarà comunicata una lista di persone sospette perchè, se trovate, vengano arrestate ... E abbiamo anche chiesto un gruppo d'inchiesta internazionale».